Un nuovo patto educativo. A dirlo è Papa Francesco
di Egidio Cappello
Abbiamo letto con attenzione il Messaggio del Santo Padre Francesco ai partecipanti alla Conferenza europea dei giovani, che si sta tenendo a Praga in questi giorni. Contiene affermazioni e dà indicazioni che non possono essere cestinate facilmente. La premessa è di una forza inaudita: è dei giovani il compito di trasformare il vecchio continente in un nuovo continente e presentare al mondo un nuovo volto dell'Europa. Riflettendo sul Patto Educativo globale, del settembre 2019, egli dice che l'impegno preso dagli educatori di tutto il mondo di educare le giovani generazioni alla fraternità, è andato praticamente disatteso, per cui gli adulti e gli anziani devono fare un passo indietro e lasciare il compito dell'educazione ai giovani, che sono per natura depositari dei valori della fraternità e della convivenza pacifica.
Ai giovani egli dice di gridare, di far rumore, di essere intraprendenti, creativi e critici: è questo il metodo per crescere e far crescere gli interlocutori. Nel rapporto educativo non ci sono l'emittente e il destinatario, ma tutti in comunione lavorano alla formulazione, alla comprensione e alla interiorizzazione dei concetti. Questo non vuol dire togliere autorevolezza ai docenti, bensì eliminare la contrapposizione tra chi sa già e chi non sa, tra chi possiede già la verità e chi ne attende la trasmissione.
Come è bello, scrive Papa Francesco in altro documento, quando non si conoscono già le risposte ai quesiti posti, il che impone la ricerca collegiale e il lavoro di insieme. Quanti pedagogisti hanno scritto dell'importanza di un rapporto paritario tra gli alunni e i docenti, a cominciare dal richiamato Paulo Freire, ma sono poche le esperienze fatte in tal senso. Il Papa ricorda la necessità che si faccia crescere, da parte dei giovani, lo spirito dell'accoglienza e quindi il valore dell'inclusione. Ribadisce che la diversità è una ricchezza e dichiara che non esistono ragioni per sostenere qualsiasi forma di discriminazione. L'accoglienza è per tutti, non solo per coloro che vivono nel benessere e mostrano il volto del successo.
Quale mondo sottende alle parole del Papa; quante esperienze l'umanità oggi registra di opposizioni, di indifferenze, di disprezzi, di allontanamenti, di rifiuti, infine di guerre. Il Santo Padre, di questa tensione malefica, individua le responsabilità anche nelle scuole d'elite che finalizzano il loro operato a mantenere lo status quo, e formare persone preparate a che il sistema non venga intaccato da alcuna modificazione e resti integro con le proprie tradizionali segmentazioni e le proprie povertà. Il Papa apprezza invece quelle realtà formative che uniscono al piano educativo il servizio al prossimo, e fondano sulla ricerca del bene comune la crescita della persona.
Il Santo Padre richiama ancora i giovani a tener duro nella cura per la casa comune, ove gli adulti hanno chiaramente fallito per aver creato sistemi di autodistruzione e costruito oasi per fette di popolazioni abilitate al consumo e allo spreco più dissennato e permettendo che l'angoscia della povertà e della miseria fosse perpetua. L'ecologia integrale, conclude Papa Francesco, sembra essere nelle mani dei giovani, sempre più abilitati alla conoscenza, al rispetto e all'amore per il creato.
In questo quadro il Santo Padre inserisce la sua riflessione sulla guerra assurda che si sta combattendo in Ucraina.
Egli invita alla ribellione. "In casi come questo, egli scrive, è legittimo ribellarsi". E' naturale che la ribellione di Papa Francesco non ha alcun rapporto con le armi, quelle che distruggono e abbattono i palazzi, quelle che feriscono e uccidono i bambini, le donne, gli anziani e anche i giovani dell'esercito che ci è di fronte. La ribellione è il frutto di quella intraprendenza, di quella attenzione e di quella creatività che sono proprie dei giovani del nostro tempo. Con cuore spassionato e libero, Papa Francesco dice che "se il mondo fosse governato dai giovani, non ci sarebbero tante guerre, in quanto coloro che hanno tutta la vita davanti non la vogliono spezzare e buttare via ma la vogliono vivere in pienezza". La linea di opposizione alla politica miope di tanti adulti che manipolano il futuro delle giovani generazioni, è chiara e significativa.
Il Santo Padre non può restare in silenzio di fronte ad una umanità che non riesce a respingere, e spesso alimenta, il bisogno di aggressività e di distruzione messo in atto da consorterie di adulti. Addita pertanto l'esempio di Franz Jagerstatter, straordinaria figura di giovane obiettore che rifiutò la partecipazione alla guerra voluta da Hitler e preferì la morte. Riteneva la guerra totalmente ingiustificata. Scrive Papa Francesco che la guerra ha bisogno di complici. "Il male per vincere ha bisogno di complici".
Il messaggio si chiude con una riflessione sull'aspetto più qualificante dei processi formativi: la conoscenza del principio e del fine di tutto, conoscenza alla quale i giovani, che sono liberi da ogni ideologismo, possono facilmente arrivare.
"Camminate, scrive il Santo Padre, con i piedi piantati per terra, ma con sguardo ampio, aperto all'orizzonte, al cielo".
"Siate giovani generativi, capaci di generare nuove idee, nuovi visioni del mondo, dell'economia, della politica, della convivenza sociale, nuovi percorsi da fare insieme". E ancora: "Siate generosi anche nel generare nuove vite, sempre e solo per amore" e "possiate amare l'Europa, perché per tutti sia terra di pace, di libertà e di dignità".
Mi sento di ringraziare di cuore il Santo Padre Francesco perché ha parlato ai giovani ma ha parlato anche ai docenti, ai genitori e agli amministratori attenti. Leggere e interiorizzare le sue parole sono condizioni indispensabili per guardare e costruire il futuro.