Un linguaggio nuovo, quello della vita
di Egidio Cappello
Dobbiamo aprire un capitolo nuovo sugli eventi energetici, un capitolo di analisi, di riflessioni, di propositi, di regole, di trasformazioni e di sconvolgimenti. Si tratta di un capitolo decisivo della nostra storia, un capitolo destinato a crescere e ad occupare spazi infiniti nel mondo culturale e sociale delle comunità non solo europee. Gli eventi energetici, come tutti sappiamo, riguardano la riduzione delle risorse, del gas, del petrolio e dell'acqua, conseguente a fatti naturali e a scelte politiche avverse ai principi della vita umana.
La guerra, con le sue follie e i suoi valori meno che insignificanti, sta lavorando alacremente a sconvolgere le comunità internazionali, corroborata dal momento drammatico dell'umanità sferzata dalla pandemia e dalle carenze territoriali ed ambientali. L'Italia è tra le nazioni più colpite. Già dal prossimo inverno, il paese avrà da affrontare problematiche profonde e coinvolgenti, che non sono limitate a questioni economiche o di relazioni politiche, o a nuovi necessari comportamenti, ma includono questioni culturali, questioni di principi e di fondamenti, includono visioni del mondo e del futuro umano.
Credo proprio che ci aspetti una grande rivoluzione culturale, propedeutica ad una grande rivoluzione delle relazioni e dei comportamenti sociali. Una rivoluzione da farsi, da preparare con la dovuta competenza e la dovuta forza d'animo, una rivoluzione condotta da protagonisti che issano bandiere, che gridano i propri pensieri, che rischiano, che hanno coraggio. È auspicabile che ci siano innanzitutto giovani consapevoli del ruolo al quale la storia li chiama. Occorre che tutti abbiano interiorizzato il valore della discontinuità nei confronti della cultura della comodità e della indifferenza.
Gli italiani devono essere pronti a modificare anzi a cancellare i propri modelli di vita, devono procedere con l'acquisizione e la formazione di un vocabolario nuovo fatto di codici comunicativi appropriati e idonei a rispondere alle necessità dei nostri giorni. Penso al concetto di bene comune, che deve cancellare da se stesso la zavorra costituita dall'interesse personale, penso ai concetti di famiglia, di società, di solidarietà, di appartenenza, di giustizia, di unità, di comunione, di religione, penso ai concetti di eticità, di donazione, di consumo, di rinuncia, di partecipazione, di accoglienza, di amore. Penso alle grandi idealità, penso all'unione cosmica, alla universalità, alla tendenza di tutti a creare, promuovere e difendere la vita del pianeta, penso ad un grande famiglia umana, che guarda il creato con gli occhi di Dio.
Non posso non rilevare che le categorie che dovranno sostanziare le nostre comunicazioni sono proprie del linguaggio evangelico. La buona nuova di Gesù è fatta di linguaggio nuovo, di significati nuovi, di espressioni nuove. L'inizio di un'era nuova è entusiasmante ma non è, nel nostro caso, una cosa semplice: gli avvenimenti che ogni giorno sconvolgono la nostra sensibilità e la nostra ragione, ci invitano ad essere cauti, a riflettere, a meditare con lentezza ed oculatezza, e a pensare i percorsi più fattibili e positivi. Ci invitano a riflettere e a rivisitare le nostre credenze, le abitudini, i modi di pensare, di progettare, i modi di pregare e di sperare, senza origliare, senza osservare da lontano, senza sonnecchiare lasciando le cose alla forza del tempo.
Occorre immergersi nelle questioni, occorre farsi samaritani e fermarsi, e pulire le ferite dei sofferenti, senza chiedersi il come, il perché e il quando. È una questione dello Stato che ha il compito della distribuzione razionale delle risorse a tutti ed è una questione di ogni cittadino che ha il compito della condivisione del proprio, della rinuncia, della donazione, e della promozione della vita delle persone svantaggiate. Non posso non ricordare la parabola di Gesù impegnato a distribuire ad una marea di persone la colazione che doveva servire ad un'unica persona. Senza moltiplicare alcunché, Gesù dimostra che il poco, se ben distribuito, sazia la fame di tutti.
Non sarà la lotta contro eventuali oppositori, lotta spesso
facile a molti, ma una lotta difficile, quella contro il proprio io, contro le
proprie priorità, contro i propri privilegi, contro i propri titoli, contro il
proprio potere, contro la sicumera del proprio passato. Ripeto a gran voce che
le problematiche energetiche, e quelle specifiche dell'uso dell'acqua, possono
essere ben affrontate con la logica dell'amore. Più di un politico, impegnato
nella campagna elettorale, ha espresso questo concetto, manifestando la facile
interazione tra il discorso politico attuale e
il pensiero di Gesù. Sono
cosciente delle difficoltà che ho già manifestato ma nutro la speranza che
cominci la edificazione di un mondo nuovo, attraverso la negazione dei principi
del soggettivismo e delle prepotenze individuali.