Teresa Neumann: il mistero nascosto nell’ostia, parte seconda
Vera Mocella
Anche l'autenticità del dono delle stigmate è stata comprovata diverse volte da coloro che l'hanno visitata. Nel corso di una visita particolarmente scrupolosa, alcuni dottori hanno infatti rilevato che «sia per quanto riguarda il sangue che usciva dalla ferita all'altezza del cuore, sia per quanto riguarda il cuoio capelluto non si trattava di sangue puro, ma di in liquido siero - ematico. Lo stesso vale per il colore non giallognolo - rosso delle stigmate fresche. Tutto ciò, non può assolutamente essere stato provocato da lesioni artificiali». Tanti sono i doni carismatici di Teresa, tra cui anche le lacrime di sangue, simbolo di un Dio che si fa misericordia, che piange per gli errori commessi dagli uomini e per le ferite che gli vengono inferte dalle sue creature, per cui è morto sulla Croce. «Il significato del digiuno di Teresa Neumann è stato quello di dimostrare agli uomini di tutto il mondo, il valore dell'eucarestia – ha osservato acutamente il gesuita Carl Strater - far capire che Cristo è veramente presente sotto le specie del pane e che attraverso l'eucarestia può conservare anche la vita fisica».
Straordinarie anche le altre testimonianze: «Sebbene abbia ricevuto tali carismi, Teresa è vissuta sempre nel nascondimento e in grande umiltà. Le visioni del venerdì si distinguevano dalle altre, per il fatto che Teresa soffriva anche nel corpo. Con la contemplazione del Monte Oliveto, il sangue cominciava a scorrere dagli angoli degli occhi sulle guance, sanguinavano le stimmate, le ferite della flagellazione impregnavano la camicia e la giacca da notte, quelle delle spine sulla fronte, sanguinavano da nove punti, più o meno profondi, intridendo il bianco fazzoletto da testa. Durante il trasporto della Croce, nella settimana Santa, la spalla si gonfiava e formava una macchia visibile sulla giacca. Chi ha potuto assistere a quella visione, ne ha riportato l'immagine di un martire perfetto e impressionante, ma pur sempre nobile, commovente e composto. Si vedevano le mani muoversi intorno alla fronte, come per allontanare le spine, le dita delle mani contrarsi nello spasimo doloroso dei chiodi della crocifissione, la lingua che cercava di umettare le labbra arse. Non tutti i venerdì la comparsa del sangue era uguale, ma aumentava nella settimana Santa, per raggiungere il colmo il venerdì Santo. Nei giorni di giovedì e venerdì Santo, le contemplazioni avevano un'estensione più ampia del solito. Mentre, abitualmente, incominciavano poco prima della mezzanotte, con la salita sul Monte Oliveto, e finivano all'una dopo mezzogiorno del venerdì, con la morte di Gesù, il giovedì Santo incominciavano con i preparativi dell'ultima Cena, e finivano il venerdì, con la deposizione nel sepolcro. L'ora della morte, cioè l'una dopo mezzogiorno, corrisponde esattamente all'ora della morte di Gesù, cioè le 3, per la differenza del fuso orario. All'epoca dei Romani, quella era chiamata "ora nona", perché le ore si contavano incominciando dalle 6 del mattino. Le ultime visioni della morte di Gesù avvenivano talvolta già prima della domenica delle Palme, cioè il cosiddetto venerdì doloroso (che liturgicamente commemora i sette dolori di Maria). La lavanda dei piedi e l'istituzione del SS. Sacramento si ripetevano non solo il giovedì Santo sera, ma qualche volta anche la mattina del Corpus Domini. Col passare degli anni, le sofferenze del venerdì vennero talvolta a mancare, oltre che nei periodi festivi, anche nell'Avvento, o quando Teresa era ammalata o esausta per le pene di espiazione. Negli ultimi anni di vita, oltre che nella Quaresima, la visione della Passione si verificava solo nel venerdì del S. Cuore di Gesù».
Dalle immagini che abbiamo della mistica, emerge la figura di una donna straordinariamente vitale, nonostante tutte le sofferenze, e gli straordinari doni che ne minavano il fisico già gracile, per l'estenuante digiuno. La fiducia in un Dio che è soprattutto misericordia, sulla scia dell'amata Teresa di Lisieux, è uno dei tratti distintivi della sua personalità. In una lettera che scrive a un'amica, ribadisce: «Dio aggiusta tutto. Sulla terra nulla è perfetto e noi meno di tutto. Spesso ci proponiamo di fare le cose molto bene, ma non sempre si riesce. E il Signore deve accontentarsi anche lui. Egli conosce la nostra buona volontà, ma anche la nostra miseria e debolezza». Scrive Vittorio Messori: «C'è da aggiungere che- al di fuori dei giorni della Passione e Resurrezione, la Neumann faceva vita normale: lavorava in giardino e talvolta nei campi, si muoveva nei dintorni, riceveva, consolava, spesso guariva migliaia di pellegrini, rispondeva di persona ad innumerevoli lettere. Il suo aspetto era quello florido e roseo della buona casalinga bavarese, aliena da pose misticheggianti; il suo corpo aveva tutte le funzioni normali ma nessuna escrezione, né solida né liquida, ad eccezione del sudore e del sangue. Il peso diminuiva tra il venerdì e la domenica di quasi cinque chili, ma subito si riassestava, pur senza nutrirsi, su quello normale, tra i 55 e i 60 chili. Pur decisamente antinazisti, come quasi tutti i cattolici bavaresi, i Neumann non furono molestati per ordine personale di Hitler che, superstiziosamente, temeva quella donna e, soprattutto, temeva le sue visioni che annunciavano per lui il dies irae. Quasi certamente, il nome di Teresa sarà presto iscritto nel libro dei beati (tra l'altro decine di miracoli attribuiti dopo la morte alla sua intercessione). Ma c'è ancora posto per le Neumann in certa chiesa d'oggi? Non sono proprio i "casi" come i suoi i più estranei se non imbarazzanti per certi nostri modi attuali di intendere la fede?». L'interrogativo di Messori aleggia ancora, mentre la fede genuina dei piccoli di Dio, è già arrivata alle sue conclusioni. Teresa Neumann morì il 18 settembre 1962, a causa di un attacco cardiaco. Il suo corpo rimase esposto per cinque giorni, senza dare alcun segno di decomposizione. Migliaia e migliaia di persone hanno sollecitato, presso la Diocesi di Ratisbona, l'inizio del processo di beatificazione. Non si contano più le grazie a lei attribuite, decine sono i miracoli che sarebbero stati fatti, per sua intercessione, da Dio. Teresa Neumann è stata il segno vivo della presenza del Cristo vivo nella storia. Il 13 febbraio 2005, il vescovo di Ratisbona, Dr. Müller, ha comunicato a Konnersreuth, l'apertura del processo di beatificazione di Teresa Neumann, la donna gracile e fiera, che ha dimostrato come "non di solo pane vivrà l'uomo", come ribadito da Gesù, nel deserto delle nostre solitudini, all'ombra del Male che ancora ci assedia.