Strumenti sinodali

12.10.2021

di Egidio Cappello

Il Papa ha aperto il Sinodo dei Vescovi con una solenne partecipata cerimonia eucaristica. Il tema è suggestivo, "Per una Chiesa sinodale: partecipazione, comunione e missione". Nell'omelia il Papa ha spiegato gli obiettivi del Sinodo premettendo che la sinodalità non è un valore da conquistare ma una peculiarità della Chiesa Cristiana da ricordare, potenziare, rafforzare e trasmettere all'intera umanità. Sinodo è cammino fatto insieme, è percorso condiviso, è dialogo autentico. Sinodo è partecipazione, è comunione, è vita in comune, è condivisione, è solidarietà e giustizia. Il Sinodo non riguarda esclusivamente i Vescovi, i presbiteri e i religiosi, ma riguarda l'intera storia dell'umanità, impegnata oggi nella comprensione che i problemi sono planetari e hanno bisogno che tutti i popoli si alleino e formino un'unica universale comunità. La pandemia ha imposto un rallentamento della relazione sociale spingendo anche alla solitudine, all'indifferenza e all'abbandono. Sembrano scomparire le ragioni della comunicazione e del camminare insieme mentre perdono il proprio ruolo gli strumenti comunicativi come l'ascolto, l'accoglienza, la parità degli interlocutori, la semplicità della parola, la meditazione delle proprie idee, la disponibilità a modificare e a integrare il proprio pensiero. In modo particolare ha perso la tradizionale importanza il dialogo, strumento sinodale per eccellenza. In una società stratificata come quella attuale, in cui convivono da una parte uno sfrenato vergognoso consumo di beni senza limiti, e dall'altra una moria giornaliera di bambini ai quali è negato l'uso dell'acqua potabile ed è negato il suffragio di medicinali anche di basso costo, in una società in cui l'esercizio della violenza è una costante nella risoluzione dei problemi ad ogni livello della vita, il dialogo tra i gruppi di potere è una ipotesi da verificare giorno per giorno. Il dialogo ha perso il suo ruolo di fondamento della conservazione e della promozione delle relazioni umane. 

La sinodalità si svuota di senso dietro l'agonia della comunicazione e del dialogo. La comunità, una volta fattore di vita e di sviluppo delle giovani generazioni, oggi è solo un nome senza storia. Anche i piccoli istituti etici, come la famiglia, che una volta erano luoghi santi di autentica relazione e fattiva comunicazione, oggi barcollano pressati da istanze centrifughe che ne minano addirittura la composizione e l'esistenza. Così il mondo politico, il mondo economico, il mondo giuridico, il mondo dell'educazione, sono tutti settori in cui la fuga dal dialogo origina un impoverimento della comunicazione e delle peculiarità che la qualificano. Da ciò la ragione per cui il monologo primeggia sulle scene del mondo. E' il monologo a dare corpo alla comunicazione. Lo ha ricordato il Papa invitando gli appartenenti alla Chiesa a non trincerarsi dietro presunte certezze ma di aprirsi agli altri, di comunicare con gli altri, di ascoltare gli altri, di svuotarsi di sé ed accogliere gli altri. Consapevolmente l'uomo ha abbandonato il dialogo fino a disconoscerlo e a dimenticarne addirittura la struttura. L'effetto più deleterio della mancanza della comunicazione è la povertà del soggetto, è la solitudine del soggetto. Nella elefantiasi di se stesso l'uomo riduce la comunicazione a discorso narcisistico e allontana da sé il senso della relazione: senza apertura sincera agli altri, senza accoglienza dell'altro, senza ascolto dell'altro, senza la riflessione sul pensiero degli altri, senza la ricerca del superamento del proprio singolare punto di vista, senza trascendimento di sé, vengono meno le possibilità di crescere, di capire, di comporre, di cogliere la verità, di tendere, in ogni atto del pensiero, alla universalità. L'uomo rinuncia alla propria vera umanità, ed insieme rifiuta la comprensione del senso della vita, della propria appartenenza alla storia, accettando, anche consapevolmente, la solitudine e l'emarginazione spirituale. 

Socrate gira ancora tra le nostre strade e indica ai Gorgia di turno, che l'essere è, che è conoscibile e che è comunicabile e quindi la comunicazione ha senso, il dialogo ha senso. L'essere è innanzitutto l'uomo, è la persona, con la propria storia, la propria appartenenza ad un mondo di valori, ad un progetto nato altrove. L'essere dell'uomo è conoscibile ed è comunicabile in quanto tutti gli uomini hanno gli strumenti intellettivi per capire se stessi e gli altri e per creare relazioni e familiarità. Ma l'essere è anche tutto ciò che ci circonda, e ci appartiene, la storia, le istituzioni, le comunità, la natura, l'ambiente, la terra, l'acqua, l'aria, la vita di tutte le specie animali. L'essere è altresì la somma degli strumenti linguistici perché ogni composizione logica possa realizzarsi: è l'oggettività dei significati, quella che comporta il superamento degli individualismi e delle situazioni babeliche e permette di intendersi, direttamente, senza aggiungere "nel senso che", per dare il significato reale alle proprie espressioni. L'umanità gioca oggi la sua carta decisiva: se non crea le condizioni di una grande comunità unita da obiettivi condivisi e cercati da tutti, se non parla lo stesso linguaggio in tutte le sue periferie, è destinata a soccombere. Ecco allora l'importanza della fede in Dio, della fede nell'uomo, della fede nel creato, della fede nella storia e nelle relazioni umane. 

La sinodalità si costruisce sulla fede che è anche fede nella propria ragione. Occorre la fede per essere pienamente uomini, per utilizzare in pienezza la propria ragione, per essere creativi, e progettare, e conservare e difendere, e rispettare, e amare. E' la fede che crea le condizioni della relazione tra gli uomini, che permette di trascendere la propria individualità e volare verso l'alterità, è la fede che dà la certezza del diritto, della giustizia, della fratellanza, è la fede che dà la consapevolezza, ad ogni uomo, di esprimere, sul proprio, il volto di Dio. Occorre essere coscienti che una cultura senza fede nell'essere, senza fede in Dio e nell'uomo, non ha alcuna possibilità di immergersi nella storia umana, nella interiorità della persona ed è destinata a restare ai margini della vita intellettiva ed etica dell'uomo. Un'ultima considerazione va fatta: la sinodalità è la sconfitta della solitudine, è la sconfitta della barbarie che avanza. Papa Francesco ci ha trasmesso la sua fede nell'operato del Sinodo, perché ha fede nell'uomo, ha fede in ciascuno di noi.  

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