Spunti di Gesù su chi detiene il potere
di Egidio Cappello
Il passo di Giovanni, che leggiamo domenica 30 aprile, viene indicato come il passo del Buon o del Bel Pastore. Con l'immagine bucolica, l'evangelista presenta il pensiero di Gesù relativamente ai responsabili della vita sociale e al modo migliore di governare. Gesù si rivolge ai Farisei del suo e di tutti i tempi, ossia alle persone che impongono a se stessi e agli altri la cecità lasciandosi vivere in presunte oasi ideologiche nella convinzione del possesso della verità. Sono questi i veri ciechi, dice Gesù, perché chiusi al mondo, chiusi al dialogo e al rinnovamento, e del tutto responsabili della propria oscurità culturale, intellettiva ed etica, non così i ciechi che hanno perduto o che non hanno mai conosciuto la luce degli occhi.
Facile e comprensibile l'analogia che Gesù stabilisce, nel suo discorso, tra gli uomini al potere e i pastori e tra i sudditi e le pecore. I pastori, quelli autentici, dice Gesù, conoscono le proprie pecore, le guidano con cura e puntano alla pienezza della loro vita. Le portano fuori dai recinti, le liberano dai recinti, le rispettano e le amano una per una, e le conducono in sentieri piani e ricchi di buon cibo. I pastori sono in cammino con le pecore, sono pellegrini con le pecore, sono alla ricerca di prati migliori.
Così gli uomini al potere sono con i propri popoli pellegrini verso i valori più nobili, in modo particolare verso la libertà che è affermazione della vita, è creatività, è partecipazione attiva alla propria storia.
Il cammino di un popolo è indirettamente allontanamento e fuga dai recinti, di qualsiasi genere questi sono fatti. L'evangelista sottolinea che le pecore, ossia le comunità, non sono fatte per vivere in schiavitù, plagiate, corrotte e costrette da falsi pastori a non esercitare la propria funzione di attori e responsabili del progetto di Dio. Sono le stesse pecore, dice Gesù, a non seguire i falsi pastori, in quanto non conoscono la loro voce e di conseguenza non conoscono e non capiscono ciò che dicono. Gesù definisce i falsi pastori, ladri e briganti, perché pensano a se stessi, rubano e oltraggiano e lavorano alla costruzione di recinti ove costringono le pecore, per dominarle e offenderle. Gesù lascia intendere con le sue parole che se un senso ha il recinto è solo per la difesa della comunità e non per una qualsiasi forma di carcerazione o di schiavitù. Il recinto è di per sé offensivo della dignità umana. Da questo consegue l'interpretazione della cultura da parte di Gesù.
La cultura è fonte e struttura di liberazione, non strumento di offesa e di negazione della ragione e della natura umane.
La cultura promuove e crea la vita e non la morte, inneggia alla vita e non alla morte. Esplicitando il proprio rifiuto della cultura del recinto, Gesù promuove la cultura del dialogo, dell'apertura agli altri, del confronto pacifico, della collaborazione, della pace, della giustizia, della solidarietà tra tutti gli uomini. Recinti sono gli idoli, il denaro, la carriera, il successo, il potere, la forza economica, gli agi, l'indifferenza, e tutte le conseguenze che derivano da tali modelli di elefantiasi soggettiva. Gesù va oltre queste considerazioni sociologico-politiche. Egli dice di essere il vero pastore, dice di essere la guida unica, in grado di educare il suo e tutti i popoli della terra alla realizzazione piena delle proprie risorse intellettive e spirituali.
Tutti quelli che lo hanno preceduto, dice Gesù, sono stati ladri e briganti in quanto hanno rubato al popolo la libertà di pensare, di riflettere, di discernere, di sognare e hanno impedito allo stesso di compiere il percorso di vita secondo le leggi del Signore. Essi hanno chiuso la porta del recinto e, se hanno apparentemente custodito la vita delle pecore, è anche vero che hanno impedito alle stesse di uscire e di vivere in assoluta libertà. Io sono la porta delle pecore, dice Gesù, porta sempre aperta e mai chiusa. Questo significa che è Lui a determinare la vita delle pecore, è Lui a fondare ogni deliberato umano circa la vita politica, la vita economica, la vita sociale e la vita religiosa. L'affermazione di Gesù è straordinaria e rivoluzionaria. Proporsi come la porta della società, come la porta della cultura, come la porta delle relazioni internazionali, come la porta del futuro dell'umanità, significa dichiararsi fulcro della storia umana, fulcro della cultura, della scienza, della politica, di ogni forma di produzione dell'intelligenza umana. Attraverso Gesù, attraverso il messaggio di Gesù, attraverso gli insegnamenti di Gesù, l'umanità vede spalancati e poi distrutti tutti i propri recinti ed è in grado di conoscere, di capire il mondo e di agire nel bene assoluto di tutti. Gesù ha parlato, ma i Farisei, annota Giovanni l'evangelista, non capiscono il senso del discorso, non capiscono a chi Gesù si riferisca.
È la triste storia di chi è arroccato sulle proprie posizioni, di chi crede che le proprie congetture siano la verità e che quindi gli errori e le ingiustizie sono questioni che riguardano gli altri.
La lezione di Gesù è viva: ogni forma di tirannia, ogni forma di costrizione dell'umanità, ogni forma di schiavitù imposta anche ad una sola persona, vicina e lontana, è contro ogni regola della ragione e della natura dell'uomo: coloro che sostengono questi obbrobri sono ladri e briganti.