Sono responsabile, quindi libero
di Egidio Cappello
C'è un gran parlare oggi di libertà e di responsabilità
e sono sempre di meno coloro che difendono una libertà senza limiti e senza
imposizioni esterne. La libertà si legge, ormai, solo attraverso l'ottica della
responsabilità. L'individualità cede di fronte ai valori della socialità e
della comunità. E' la responsabilità a dominare le viscere della libertà. La
libertà accoglie la responsabilità nel proprio bagaglio conoscitivo e si
trasforma in uno dei doveri fondamentali dell'uomo, non acquisiti dai gioghi
dinamici del tempo ma propri della natura e della ragione umana. La pandemia ha
imposto la rivisitazione del significato della libertà per come espresso dalla
tradizione illuministica e ha fornito nuove coordinate logiche ed umane per la
rilettura del termine. E' superata ormai la dicotomia tra i diritti e doveri:
non c'è più il mondo dei diritti e dall'altra parte, il mondo dei doveri, non
c'è più una umanità destinataria di diritti e una umanità oberata di doveri. Una
dimensione domina e annulla la dicotomia
tra i diritti e i doveri, ed è quella della dignità dell'uomo, valore
fondamentale della vita umana. La pandemia ha invitato a riconsiderare
l'autentica identità dell'uomo e a scoprirne le qualità e le doti essenziali.
Tra queste non può sfuggire la dignità, valore che precede tutti gli altri, valore
che fonda ogni diritto e ogni dovere. La dignità è un abito che appartiene a
tutti, che è dei ricchi e dei poveri,
dei grandi e dei piccini, degli illustri personaggi e degli ignoranti, dei sani
e dei malati, senza discriminazione alcuna. L'uomo è particolarità e
universalità, temporalità ed eternità, limitazione e tendenza verso l'infinito:
solo partendo da tale concezione dell'uomo si intende la dignità della vita, la
dignità della cultura, la dignità del lavoro, la dignità delle relazioni tra
gli uomini. La dignità dell'uomo non è frutto di conquiste storiche ma dono di
Dio. Chi minimizza sulla dignità
dell'uomo, vuole che la vita non superi i limiti della particolarità e sia
circoscritta all'interno delle trame dell'esperienza fisica. Così il
persistente materialismo, l'individualismo, il relativismo, il pensiero debole
e tante altre saccenterie, sono impegnati, in nome di una strana concezione
della libertà, a rosicchiare come un tarlo, il valore della civiltà, della
cultura, della tradizione, e si prodigano per svuotare di senso l'appartenenza
dell'uomo alla dimensione della divinità. Di contro si leva la voce
dell'oggettivismo che inneggia ai valori e ai principi fondamentali della vita,
economici, etici, politici, giuridici, artistici. Si leva la voce della Chiesa
cattolica che insegna all'uomo la via da percorrere per realizzare le finalità
proprie del progetto di Dio; così è alta la voce delle famiglie che, nel disorientamento
culturale e sociale, chiedono punti stabili di riferimento; è alta la voce dei
giovani che chiedono un futuro di sicurezza e di stabilità; è alta la voce di
chi concepisce la politica come strumento di aggregazione e di armonizzazione
della vita sociale. La dignità apre la strada alla giustizia, quella che
rifiuta ogni forma di oppressione e di sopruso, quella che lotta per la civiltà
della uguaglianza e della pace; la dignità apre la strada alla intelligenza,
quella che cerca la verità e rifugge dai particolarismi spesso dettati dagli
interessi personali; la dignità apre la strada alla saggezza, quella che
permette il giusto discernimento e fonda la più veritiera delle letture del
mondo che ci circonda; la dignità è essa stessa la strada della coscienza
morale che edifica il percorso del bene comune e ne permette la realizzazione; la
dignità costruisce infine la strada della libertà, quella che nega ogni
pressione passionale e spinge a scelte consapevoli e libere. A tale dignità,
che è itinerario di temporalità, di universalità e di eternità, occorre
preparare le giovani generazioni, fin dalla più tenera età. È doloroso
evidenziare come lo sviluppo formativo delle giovani generazioni avvenga oggi
senza nessuna tensione teleologica, senza principi aggreganti, senza punti di
riferimento o modelli da perseguire. Occorre essere coraggiosi nel desiderare
una storia di grande spessore culturale ed etico, e preparare i giovani di
conseguenza. Occorre rileggere nuovamente la storia passata e riscrivere il
futuro dell'Italia, dell'Europa e del mondo intero, sulla base della dignità
dell'uomo, della sua intelligenza, della sua sapienza, della sua libertà, delle
sue scoperte scientifiche, della sua cultura artistica e filosofica. Possano i
nostri giovani crescere consapevoli delle dotazioni di cui sono in possesso,
per via della loro essenza umana e della loro particolare creazione, così voluta
espressamente da Dio.
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