Renzo Bellanca, omaggio a Mastroianni

22.05.2023

L'artista siciliano, di casa nel nostro territorio, realizza un'opera scultorea dedicata al grande Maestro e la pone tra le colline di Giuliano di Roma

di Rocco Zani

"L'idea della scultura che omaggia il lavoro di Umberto Mastroianni nasce durante il periodo della preparazione della mia personale presso la Fondazione e Museo Mastroianni di Arpino, curata da Loredana Rea nel 2017…". Le parole di esordio di Renzo Bellanca sembrano pronunciare il senso – ovvero la sostanza – di un progetto nato per coincidenze quasi astrali e fattosi di colpo "luogo di intenti" e di riassunto. Il fascino dell'opera mastroiannea agli occhi dell'artista siciliano è evidente ma non per questo è sopraffazione o specchio emozionale, piuttosto "dialogo": con le forme accelerate del grande scultore, con i ripiegamenti d'ombra, con i bagliori inattesi. Quasi a strapparne la simbologia delle origini e farne scrittura inedita ma al contempo riconoscibile, per cifre, segni, impeti, tutti raccolti in una sorta di campitura capace di restituire voce e memoria, suono e rifiato. 

D'altra parte è l'omaggio reso ad un grande dell'arte novecentesca; ed è un omaggio rigoroso, in punta di piedi, "traslocando" in quel reticolo di tracce quella che di Renzo Bellanca è la personalità espressiva, il carattere di un linguaggio plasmato negli anni, lo sguardo sul trascorso e sulle ipotesi del divenire. Dialogare è in fondo ascoltare ed ascoltarsi, prestare attenzione alla memoria e farne spazio assorto e magico, cortile di nuove distanze.

"L'opera è realizzata da una lastra unica di acciaio corten delle dimensioni di h.200 x 110 x 1 e nasce come idea di un kit di montaggio che, staccati tutti i pezzi inseriti all'interno del telaio portante, ciascuno possa giocare con gli elementi contenuti nella scultura e montare la propria opera di Mastroianni" continua nel suo racconto Bellanca, sottolineando come l'aspetto ludico dell'intervento restituisca il giusto intervallo tra il referente storico e la sua rivisitazione attuale. Offre una giocosa specchiera calligrafica l'artista agrigentino, con i "caratteri" di acciaio che si scompongono e si riordinano per volere dello sguardo o del vento: tra segni stipati e varchi di rifiato. Come una ipotetica scacchiera dove ogni movimento si fa di attesa e di ragionamento, di fuga e d'approdo. 

Ma il dialogo – storico e linguistico - con le forme creata da Umberto Mastroianni è oltremodo "conversazione" con il luogo. L'antica terra dei latini è stata, per il Maestro di Fontana Liri, madre e assillo temerario, generatrice di segni e prospettive d'impeto, memoria del fuoco e del suono. "Terra mia lontana/ ombra fugace/ tristezza d'un Fato/ sopravvissuto" ebbe a scrivere Mastroianni dei suoi luoghi. E sembra ripercorrerli – un' ulteriore offerta? – Renzo Bellanca che pone la sua "stele" a cavallo di colline aspre, tra sorgenti celate e tornanti che conducono al cielo. Nei vuoti dell'acciaio brunito si scoprono boschi inconsueti, nuvole di biacca, brandelli di azzurro e al vespro - d'estate – rossori d'orizzonte. 

E la montagna sacra del Cacume, sentinella dei Lepini, che occupa lo sguardo e poi, nella nebbia, si dissolve. Un'opera, quella di Renzo Bellanca, che sembra vivere di rappresentazioni concomitanti, di segnali, di forme mutanti, di indizi remoti e vicini, di aliti e di echi. "… conservami un sasso delle tue colline / se non torno / e nell'avida acqua dei tuoi fossi/ cerca l' immagine mia …." scrisse di questi luoghi Libero de Libero.

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