Pace, non basta più il rifiuto della guerra
di Egidio Cappello
La parola pace oggi domina le riflessioni di tanta parte dell'umanità, avendo guadagnato notevole rilievo in ogni settore della vita culturale. Mai il significato di un termine ha avuto una progressione, in ampiezza e in profondità, in crudezza e in attesa, come quella del termine pace. Mai come in questi giorni è stata vissuta la radicale opposizione tra la guerra e la pace. Sembra che la pace sia uscita dai capitoli della giurisprudenza, dell'etica, della sociologia, dell'arte, della religione, della filosofia, e vada raminga nei rifugi, ove c'è gente che piange, che prega, che aspetta, e cammini stordita tra i palazzi distrutti, le strade divelte, i ponti abbattuti, gli ospedali e le scuole strappati, e avanzi inebetita tra i rumori delle armi, sempre più potenti e sempre più incuranti della vita. Noi che crediamo che una vita umana, una sola vita umana, vale più dell'intero universo, scorgiamo in quella progressione la fine della civiltà e della storia.
La pace oggi muove pensieri e sentimenti molto forti: la speranza, cui tutti ci aggrappiamo, è sempre più un percorso da costruire, mattone su mattone, preceduto e accompagnato da una consapevole rinuncia, a privilegi, a sicurezze e a comodi di vita. Vige un'ottica nuova: non basta più la dichiarazione del rifiuto della guerra, non basta la determinazione a voler affrontare le divergenze internazionali attraverso il dialogo, non basta conoscere la superiorità della pace sulle superbie umane, non basta il ricordo di quanto la pace abbia creato, negli ultimi settanta anni, nei rapporti internazionali e nello sviluppo economico, sociale, culturale, scientifico, artistico dei popoli. L'incantesimo si è rotto in queste ultime settimane.
La pace, orgoglio della sapienza e della intelligenza occidentale, fondamento sicuro della vita e dello sviluppo di tutti i popoli, conquista tra le più preziose dell'ultimo secolo, ha ceduto di fronte alle armi e rivela una debolezza interiore inspiegabile. La forza della giustizia, la compostezza del dialogo e della relazione, la inamovibilità dei diritti umani, la fermezza nel rifiuto della guerra, la elevatezza della solidarietà e del rispetto dell'ambiente, la priorità assegnata alla vita, il rispetto per le generazioni future, sono i valori che il nostro tempo ha indebolito e ridotto in cenere. Da più parti si promuovono le armi come lo strumento più efficace per dialogare e per risolvere i conflitti. L'umanità vive momenti drammatici, ha scelto di vivere momenti drammatici: sembra che faccia la prova di approccio ad una vita selvaggia e antidiluviana.
Eppure la parola pace dai palazzi delle consorterie politiche è scesa nei crocicchi delle strade ed è punto di riferimento della riflessione di tutti. Ognuno avverte l'amarezza di quanto si va perdendo perché conosce la storia, conosce i percorsi effettuati dai popoli perché la stessa pace fosse mantenuta baluardo del cammino dei popoli. Ognuno sa che la pace è il fondamento della vita civile, sa che è lo strumento delle relazioni umane, sa che con essa il mondo ha ampliato la sfera dei diritti, quella dei bambini, quella delle donne e delle mamme, quella degli anziani, degli ammalati, dei poveri. Tutti sanno queste cose, tutti posseggono queste conoscenze e le considerano come patrimonio naturale, universale, eterno ma giacciono inermi di fronte al dilagare di forze che minano l'autorevolezza delle proprie convinzioni. Sono costretti a guardare come le certezze possono sbriciolarsi, le relazioni frantumarsi, i dialoghi divenire inconsistenti, e crescere invece il rumore delle armi e il sibilo dei missili. Sembra che la pace abbia terminato il proprio cammino e raggiunto la propria ultima stazione. Non è così. Non deve essere così.
L'umanità ha le risorse perché il cammino sia invertito. Deve guardare, deve ascoltare, deve riflettere, voler capire, deve tirar fuori tutte le proprie virtù, razionali, emozionali, creative, deve rivolgere lo sguardo in alto, dove è scritta la storia dell'uomo, e dove sono scritte le grandi idealità cui ciascuno è chiamato. Gli uomini per bene hanno questo compito, innanzitutto di farsi ascoltare e rispettare dai propri capi, e poi di leggere e capire le condizioni che fondano la pace, recuperando e facendo propri nello stesso tempo i saperi e i valori giusti, cogliendo il cammino autentico dell'umanità. Quali sono i fondamenti di un percorso di pace fattibile ed autentico? Quale cultura può fornire gli strumenti perché il bisogno di pace sia autentico e non si risolva in tregue, in deliberazioni di "cessate il fuoco", in intervalli necessari per oleare le armi?
La voce di Cristo è fondamentale, è unica per la soluzione del problema epocale che ci domina. Questa voce non è sotto il moggio; essa è stata gridata ai potenti del pianeta, da uomini di cultura, da artisti, da scrittori, da filosofi, da tutti i pontefici del novecento, a cominciare da Benedetto XV che richiamò i belligeranti a concludere quell'inutile strage costituita dal primo conflitto mondiale, fino a Francesco, che oggi richiama i polli di Renzo dei nostri giorni a cercare metodologie umane per avviare e consolidare percorsi di pace. La pace non può essere un termine vuoto, deve avere un'anima e deve avere un corpo, deve avere dei tratti distintivi irrinunciabili. La pace è il benessere di tutti, è la vita di tutti, è il rispetto degli uomini e del creato, è il progresso economico di tutti i popoli, è l'uso razionale e ponderato delle risorse naturali; la pace è donazione, è rinuncia gioiosa, è condivisione, è amore, è tenerezza, è aiuto, è considerazione, è solidarietà, è partecipazione, è dialogo, è sensibilità, è distruzione di ogni tipo di strumento che uccide.
La pace impone la conoscenza dell'uomo, della persona, impone la conoscenza dei diritti dell'uomo, oltre quelli codificati, impone cuori docili, intelligenze docili, aperte al mondo, sensibili ai drammi e alle storture del mondo. La pace è la verità, è la virtù dell'uomo, la pace è il coraggio, è la forza dei popoli; la pace è l'unico cammino che Gesù ha tracciato per l'umanità. La pace è solidarietà, è libertà, è universalità, è unitarietà, è santità, è divinità. La pace è buona novella, è linguaggio leggero, è comunicazione che racconta la vita di Dio. "La pace sia con voi", dice tante volte Gesù ai suoi discepoli, volendo sottolineare agli uomini, a tutti gli uomini, la grandezza delle risorse intellettive di cui ognuno è in possesso e la bellezza della storia umana. Il cristiano è operatore di pace; la condizione che stiamo vivendo vuole che ogni uomo lo sia.