Opposizione politica o contrasto alla democrazia?

27.05.2021

di Gian Marco Di Cicco

Il disorientamento politico degli ultimi anni trova la massima espressione nel contesto sociale degli Stati post - sovietici. La deriva presidenzialista delle forme di governo di alcuni Paesi dell'Est Europa, l'arresto dei dissidenti politici e la repressione delle manifestazioni di piazza consentono di constatare uno spaesamento delle istituzioni governative, le quali, da un lato, non sono in grado di raccogliere le istanze economiche e sociali della popolazione e, dall'altro lato, differiscono dalle prassi costituzionali, tipiche degli Stati occidentali. Bielorussia, Ungheria e la stessa Federazione russa sono Paesi identificabili con tale approccio, lontani dalla tutela della libertà di espressione e di stampa. L'origine storica di tale linea politica è da ritrovarsi negli anni della dissoluzione dell'URSS e della costituzione della Comunità degli Stati indipendenti. La volontà di emanciparsi dal vecchio modello socialista - sovietico ha portato i nuovi gruppi politici ad affermare una linea istituzionale basata su una posizione conservatrice e, spesso, populistica. La tutela dell'immagine del leader è da considerarsi come lo strumento attraverso il quale la politica di un determinato Paese può ritrovare la propria specifica identità e questo fa scaturire un approccio contraddittorio, soprattutto nei confronti di chi vuole esprimere un'altra idea, che mina la politica del Capo di Governo o di Stato in questione. Un episodio da ricondurre a tale strumentalizzazione del potere è accaduto lo scorso 23 maggio. Roman Protasevich, oppositore del presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, è stato arrestato. 

La strategia della tolleranza zero contro gli oppositori, varata da quest'ultimo, dopo la "Primavera bielorussa", iniziata quasi un anno fa, all'indomani delle ennesime elezioni truccate, questa volta pare aver travalicato i confini nazionali pur di trattenere Protasevich, ex direttore del canale indipendente Nexta, voce dell'opposizione bielorussa. Il giornalista, infatti, era in viaggio su un volo Ryanair da Atene a Vilnius quando, in circostanze ancora tutte da capire, l'aereo è stato costretto ad un atterraggio di emergenza a Minsk, dove Protasevich è stato arrestato, poiché figura nella lista dei ricercati per "terrorismo ed estremismo", compilata dalle autorità del Paese bielorusso. Il giovane giornalista, negli ultimi mesi, era ricercato per la sua partecipazione alle manifestazioni del 2020, seguite alla rielezione - farsa di Lukashenko. Ora rischia quindici anni di carcere. La condanna dei leader dell'Unione europea è stata unanime. A Minsk viene chiesto l'immediato rilascio di Protasevich. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito le azioni «assolutamente inaccettabili» e ha promesso sanzioni. Il Primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha detto: «Le linee rosse della politica estera sono state superate» e ha accusato Lukashenko di aver commesso «un atto di terrorismo di Stato». Infuriati i premier di Grecia e Lituania. Condanna anche dall'Alto rappresentante della politica estera Joseph Borrell, così come dal Segretario di Stato americano, Anthony Blinken. Il dirottamento di un aereo da parte di Lukashenko non costituisce un atto di guerra ma le modalità sono effettivamente quelle di un'azione terroristica, come l'ha definita anche il Partito popolare europeo. Secondo l'articolo 4 della NATO, la Lituania potrebbe chiedere una riunione d'emergenza, poiché questa avverte una minaccia per la propria sicurezza territoriale e i fondamenti ci sono. L'Unione, inoltre, dovrebbe fare luce sulle testimonianze secondo le quali quattro cittadini russi sono scesi dall'aereo a Minsk, il che corroborerebbe la teoria del coordinamento da parte dei servizi di sicurezza russi. Difficile credere che la Bielorussia abbia la capacità militare di effettuare una simile azione e di concretizzarla senza l'aiuto del Cremlino. Se i rapporti fossero confermati, non dovrebbero venire meno anche le sanzioni contro la Federazione russa. Commenti parziali ma indicativi arrivano da alcuni politici europei di Paesi dell'ex Blocco orientale, entrati con fiducia e grandi aspettative nell'Unione europea e nella Nato, per voltare pagina dopo il crollo dell'Unione Sovietica e sentirsi al sicuro dalla Russia e dalle dittature. Se le istituzioni di Bruxelles non riusciranno a rispondere adeguatamente a tali minacce alla democrazia, queste dovranno confrontarsi con una nuova forma di sfiducia ed euroscetticismo ma da parte degli Stati che credono profondamente nel progetto europeo.

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