Mario Garofalo: riscoprire la Storia del Mezzogiorno attraverso "Isernia nel decennio post-unitario"
Nello Jazzo Ra' Sillata di Licusati (Sa), il professore racconta un Sud dimenticato
di Redazione
Nel cuore verde del Cilento, tra i muretti a secco e gli ulivi secolari che fanno da cornice allo Jazzo Ra' Sillata di Licusati (Sa), ieri sera ha preso forma un momento di intensa riflessione storica e civile. Il terzo appuntamento della rassegna "Province Infette" ha visto protagonista Mario Garofalo, professore, ricercatore e storico, che ha presentato il suo nuovo saggio "Isernia nel decennio post-unitario", Edito da Cantieri Culturali nell'ambito del più ampio progetto culturale della nostra Testata.
Il volume si propone come un atto d'amore per la propria terra e, al contempo, come un gesto di coraggio intellettuale: rimettere in discussione la narrazione ufficiale del Risorgimento e dell'Unità d'Italia, partendo da una delle aree più emblematiche del Mezzogiorno.
Garofalo, con una prosa sorretta da rigore accademico e passione civile, ricostruisce le complesse vicende che investirono Isernia e il suo circondario nei dieci anni successivi al 1861. Una fase storica che, se da un lato segna l'ingresso dell'Italia nel novero degli Stati nazionali europei, dall'altro segna per molte realtà meridionali l'inizio di una lunga stagione di disillusione, miseria e repressione.
Uno dei nodi centrali dell'incontro è stato il tema del brigantaggio postunitario, frequentemente descritto dalla storiografia ufficiale come un fenomeno di semplice criminalità. Garofalo ribalta questa prospettiva: "Molti dei cosiddetti briganti furono in realtà resistenti, uomini e donne che non accettarono passivamente un'unificazione calata dall'alto e che combatterono per difendere le loro comunità, le loro culture, le loro autonomie". Le sue parole hanno trovato eco tra il pubblico attento, composto da studiosi, appassionati e cittadini del luogo.
Attraverso una minuziosa analisi di documenti d'archivio, atti giudiziari e corrispondenze ufficiali, il saggio mette in luce le storture di un sistema giudiziario fortemente sbilanciato: magistrati provenienti dal Nord, spesso incapaci di comprendere la realtà sociale e linguistica del Sud, amministravano una giustizia più simile a una punizione collettiva che a un percorso equo.
"La legge – ha affermato Garofalo durante la presentazione – veniva usata come strumento di controllo e intimidazione. La repressione non era solo militare, ma anche culturale e giudiziaria. Non si trattava semplicemente di riportare ordine, ma di cancellare un'identità."
In questo senso, "Isernia nel decennio post-unitario" si configura come un'opera che va ben oltre la cronaca storica. È un contributo alla memoria collettiva e un invito alla riflessione sul presente. Garofalo sottolinea come i retaggi di quella frattura storica siano ancora oggi visibili nel divario economico, sociale e simbolico tra Nord e Sud. L'unificazione, spiega, "non può essere un processo imposto: deve fondarsi sull'ascolto, sull'inclusione, sul rispetto delle diversità".
Applausi convinti hanno chiuso la serata, che ha rappresentato un piccolo ma significativo passo nella riscoperta di una storia dimenticata. E mentre la luna illuminava le pietre dello Jazzo, il pensiero correva alle generazioni passate e al debito di verità che ancora oggi ci interroga.
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