Mantova nascosta: un viaggio nel tempo tra le tracce del vecchio ghetto ebraico

11.03.2025

di Mario Garofalo

Mantova, città di storia e d'arte, cela tra i suoi vicoli un passato che sfugge facilmente agli occhi dei più distratti. Eppure, basta fermarsi per un attimo, rallentare il passo e lasciare che la città parli. Così, tra le pieghe di questo antico tessuto urbano, si nasconde una storia che, seppur silenziosa, non ha mai smesso di sussurrare. Una storia che appartiene alla comunità ebraica di Mantova, e in particolare al vecchio ghetto, che non c'è più fisicamente, ma che vive ancora nel respiro di questa città, nei suoi angoli e nelle voci che i mantovani, con cura e memoria, si tramandano di generazione in generazione.

Il mio viaggio inizia tra le strade che un tempo ospitavano una delle comunità ebraiche più radicate in Italia. Le vie che oggi percorriamo come se fossero parte della quotidianità - Via Dottrina Cristiana, Via Pomponazzo, Via Calvi, Via Giustiziati, Via Spagnoli - sono intrise di un passato che merita di essere ascoltato. Non sono più racchiuse dalle mura che separavano il ghetto dal resto della città, ma continuano a raccontarci storie di speranze, tradizioni e sofferenze, di un mondo che sembra lontano, ma che non si è mai davvero dissolto.

Cammino per questi vicoli, il piede che batte sul selciato non è più lo stesso di un tempo, ma il respiro della città sembra ancora pulsare sotto i miei passi. Se si ascolta con attenzione, tra il rumore di un'epoca che avanza, sembra che un antico sussurro ci giunga da un tempo ormai sbiadito. È il respiro di un ghetto che non esiste più, ma che vive, invisibile, nei dettagli di Mantova.

Uno dei segni più tangibili di questo passato persistente lo ritrovo in Via Bertani. Lì, si erge un edificio che con la sua facciata decorata da stucchi e pannelli in cotto mi racconta una storia che merita di essere ascoltata. È la "Casa del rabbino", una testimonianza di un'epoca in cui la comunità ebraica di Mantova era piena di spiritualità e fermento. Nonostante il tempo, l'edificio porta ancora il peso di quei giorni lontani, quasi a voler gridare a chi passa: "Non dimenticatemi".

Non sono solo le costruzioni a raccontare. Ogni angolo, ogni balcone di marmo consumato dal tempo, ogni ringhiera di ferro battuto, testimoni silenziosi di una vita che non c'è più, ci parlano di chi ha vissuto queste strade. Mi perdo tra i vicoli, fermandomi per un momento, e mi sembra di sentire, tra il frastuono della città che scorre, i passi di chi un tempo camminava proprio qui. Quante persone sono passate di qui? Quanti volti si sono affacciati sui balconi per guardare il mondo che li separava dal resto della città?

Uno dei ricordi più forti del ghetto si trova nel nome di una via: Via Scuola Grande. Oggi, questa via sembra come tutte le altre, ma il suo nome mi riporta a un'epoca in cui qui sorgeva la sinagoga, il cuore spirituale della comunità ebraica di Mantova. Un luogo che non esiste più, ma il cui ricordo vive ancora nel nome della via, un'eco lontana che continua a risuonare nel cuore della città.

Anche se il ghetto fisico non c'è più, la sua memoria rimane ben viva. Visito l'archivio storico della Comunità Ebraica di Mantova, un luogo che conserva con attenzione ogni frammento del passato: fotografie, documenti, planimetrie. È sorprendente come, grazie alla digitalizzazione, possiamo oggi accedere a questi ricordi e rivivere la quotidianità di un mondo che, pur non essendo più visibile, è ancora palpabile nelle immagini e nei racconti.

La Comunità Ebraica di Mantova continua a raccogliere testimonianze, fotografie e frammenti del passato, affinché nulla vada perso. Ogni immagine, ogni documento è una chiave per aprire una porta su un mondo che non c'è più, ma che rimane nel cuore pulsante della città.

Visitare il ghetto di Mantova oggi non è solo passeggiare per le sue strade. È un viaggio nel tempo, un passo indietro nella storia. La città è cambiata, è vero, ma i segni di quel passato sono ancora lì, pronti a raccontarci una storia che non è mai stata dimenticata. La memoria del ghetto ebraico di Mantova è viva, e chi è disposto a fermarsi un attimo, ad osservare con attenzione, potrà percepire, tra il silenzio delle strade, il sussurro di una storia che, pur lontana, è ancora viva e presente.

Fonti bibliografiche:

Comunità Ebraica di Mantova. Storia e memoria del ghetto ebraico di Mantova. www.comunitaebraicamantova.it. Accesso: marzo 2025.

Bellini, G. (2018). Mantova ebraica: una storia nascosta. Edizioni del Porto.

Fava, L. (2004). Ebrei a Mantova: dai secoli medievali alla fine del ghetto. Mimesis Edizioni.

©Produzione riservata

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