La rinuncia di Celestino V, presentato il libro nella sua città natale

16.10.2024

Si è tenuta ieri a Isernia, nell'Auditorium di Via Mazzini, una giornata di studio con la presentazione del libro a quattro mani «La rinuncia di Celestino V: un "casus belli dei canonisti"» a cura di S. DI CARLO – I. DI IORIO – G. GRECO – E. PULEGA, ed. Spazioarte, 2024. La manifestazione è stata voluta dalla Diocesi di Isernia-Venafro, dal Comune, dalla Provincia e dalla Proloco nel quadro della rievocazione storica che si tiene ormai da cinque anni, anche grazie alla volontà dell'allora vicario, don Claudio Palumbo, oggi vescovo di Trivento, poiché il 14 ottobre 1294 Celestino V, appena incoronato all'Aquila andando alla volta di Napoli, fece tappa nella sua città natale, riabbracciando, così per l'ultima volta, il fratello Nicola e i nipoti Pietro e Guglielmo. Tale asserzione si basa sugli studi di Biagio Cantera, Giuseppe Celidonio, Claudio Palumbo e Ugo Paoli-Paola Poli nel libro delle "Bolle di Celestino V".

Il Sindaco di Isernia, Piero Castrataro, ha delineato «l'isernino Pietro Angelerio come uomo di pace e di concordia». Anche il Daniele Saia, Presidente della Provincia, ha evidenziato di Celestino «il carattere di uomo deciso, simbolo di fede ma anche di riflessione».

Domenico Taglieri, Presidente della Fondazione Carispaq, ha voluto segnalare l'importanza di un testo incentrato su un argomento che riconnette Celestino V all'attualità di Papa Ratzinger; quindi, gli apprezzamenti sulla pubblicazioni giunti dal cardinale S. Em. Francesco Monterisi, nonché da S. Ecc. Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, e da S. Ecc. Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne.

L'intervento del Dott. Adriano Monti Buzzetti Colella, Presidente del Cepell e Capo redattore del TG2 della RAI, occupato all'estero per impegni con il Ministro della Cultura, ha inviato uno scritto letto dalla Dott.ssa Emilia Vitullo, direttrice artistica del défilé della rievocazione storica del 14 ottobre 1294. Ha sottolineato il «trauma istituzionale provocato dall'atto coraggioso di Celestino V».

Sulla stessa scia si è situata la dissertazione di S. Ecc. Mons. Camillo Cibotti, vescovo di Isernia-Venafro che ha paragonato l'atto di Papa Ratzinger con quello di Celestino V. Di quest'ultimo ha detto: «la sua fu una dolorosa e motivata rinuncia; non si fece strumentalizzare; fece un atto di coraggio. Diede uno schiaffo alla politica del tempo, affermando una Chiesa non serva dei potenti, una Chiesa non guidata alla stregua di un regno. La sua scelta non fu una pazzia ma un volere restare e tornare alla semplicità».

Ha concluso la Prof.ssa Stefania Di Carlo, docente di Storia della Chiesa Antica e Medievale dell'ISSR "Fides et Ratio" dell'Aquila e studiosa dal 1999 di san Pietro Celestino V, con la "Nisi cum pridem" di Papa Innocenzo III, la necessità di una "causa iusta" di rinuncia, la distinzione tra "potestas ordinis" e "iurisditionis", l'importanza dello "statutum" elaborato da Celestino V per consentirgli di dimettersi, poi inserito nel "Liber sextus" delle Decretali di Papa Bonifacio VIII. Nel concludere sulla legittimità dell'abdicazione celestina in forza degli scritti dello Spirituale, Pietro di Giovanni Olivi, e dell'agostiniano, Egidio Colonna o Romano, soffermandosi anche su Godefroid de Fontaines, Pierre d'Auvergne, Ubertino da Casale, ha ugualmente ritrattato la questione dantesca, ricordando la testimonianza del sacerdote Siegrifried von Balhausen, parroco di Erfurt, che visitando Roma, ebbe notizie direttamente dai Colonna sull'ignavo del canto III, 58-60 nella persona del cardinale Matteo Rosso Orsini.

La messa in cattedrale e la rievocazione storica sono stati gli eventi che hanno fatto registrare l'affetto degli Isernini per l'illustre conterraneo.

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