La necessità di ripensare l'Europa
di Egidio Cappello
La campagna elettorale per l'elezione del Parlamento europeo, è stata molto accesa, ma le tematiche oggetto delle comunicazioni e dei dibattiti, sono state perlopiù prive di riferimenti a principi unificanti, a principi europei. Ha dominato il tutto la dimensione degli affari propri, degli interessi di casa, dei recinti di parte, dimensione che ha partorito disorientamento e dimenticanza. Abbiamo sentito il bisogno di ripensare l'Europa. Un pensiero ha guidato le nostre riflessioni: il dovere dei cristiani di riappropriarsi di una creatura propria. Non tutti sanno che l'Europa ha una storia bimillenaria, con caratteri culturali e spirituali specifici, con linguaggio specifico, con obiettivi ben definiti. L'Europa è nata e si è sviluppata sul pensiero di Gesù di Nazaret, sulle opere dei Padri della Chiesa, sulle scelte istituzionali e politiche di eminenti personaggi propri della storia del Cristianesimo. L'Europa ha costruito la propria identità in un continuo quadro di riferimento ai testi evangelici. Quando si riflette sull'Europa o si dice il solo nome di Europa, è obbligatorio pensare ad un organismo con un'anima elevata, con una cultura autorevole, con modalità di sviluppo progressivo e con obiettivi eterni.
Il volto dell'Europa di oggi va mutando i propri caratteri identificativi. La crescita di strutture organizzative si è accompagnata alla perdita di elementi fondanti come il senso della storia dell'Europa e la consapevolezza di appartenere ad un cammino iniziato sulle rive del Giordano. I popoli europei non sanno la propria unitaria origine e pongono a fondamento del loro giudizio, la lingua, la tradizione, la politica, le istituzioni, le leggi, la cultura dei singoli territori. È necessario che il popolo di Dio si riappropri dell'Europa, sua creatura. Ma questo comporta un grande impegno da parte dei cristiani, un impegno privo di ogni sia pur minima logica di settorialità e di limitatezza. Il cristiano è protagonista della storia dell'Europa non in veste di "civis" o in quella di "miles", e tanto meno in quella di "servus", ma in veste di pater, costruttore e difensore di unitarietà e di universalità, valori totalmente evangelici.
Il cristiano oggi, ha il compito di difendere l'Europa, di parlare dell'Europa, di trasmettere i valori dell'Europa, di ricostruire le parti dell'Europa che i terremoti culturali e politici dei secoli scorsi hanno ridotto in macerie. Ci sono idee "europee" dimenticate o rese secondarie dagli stessi cristiani, idee che vanno innaffiate con l'acqua della sapienza e della coscienza morale che ogni uomo possiede. Idea europea è la dignità della persona umana che non deriva da privilegi di fasi storiche, bensì dall'essere, ogni uomo, creatura di Dio, fatta ad immagine della natura di Dio. Idee europee sono la solidarietà e l'accoglienza, fondamenti insostituibili della relazione tra i popoli. Idea europea è l'autorevolezza riconosciuta alla cultura della spiritualità, fonte di unione e di comunione dei popoli. Idea europea è la continuità della storia umana, sostenuta dalla certezza della vittoria sulla menzogna. Idea europea è la determinazione a superare concezioni individualiste e a cercare, fino al martirio, la realizzazione del piano di Dio. Papa Bergoglio ha ricordato che oggi gli approcci ai problemi relazionali europei avvengono senza fissare il volto delle persone, senza guardare le sofferenze dei bambini, ma ragionando su cifre, su prospettive, su calcoli. La vita che pulsa e che spesso gronda sangue viene come cancellata dalla dimensione della teoreticità e della vuota discussione. Il popolo di Dio può riappropriarsi della propria creatura. E' nostra convinzione che la Chiesa possegga risorse culturali e spirituali per imporre all'attenzione dei popoli il senso dell'appartenenza all'Europa.
La cultura odierna ha disperso il senso dell'Europa perché ha cancellato la natura del senso dell'Europa. Ridotto a fattore economico, a fattore di potere o di divisioni militari, a fattore di risorse tecnologiche tendenti anche all'offesa degli altri, il senso dell'Europa perde il proprio specifico significato. La natura del senso dell'Europa è divina e non deriva dai fumi e dalle borie dei momenti. L'Europa fonda la propria legittimazione sul valore della persona, opera e immagine di Dio, sul valore della comunità, in modo particolare quella familiare, strumento di attuazione e di crescita della relazione, sul valore della cultura, del dialogo, della comunicazione, strumenti che edificano la pace, la giustizia e il benessere dei popoli. L'Europa fonda la propria forza unificante sulla fede, virtù che impone alla ragione il superamento della logica delle parzialità e l'accoglienza della logica della unità e del bene di tutti. Oltre all'Europa delle apparenze e delle riunioni istituzionali, esiste l'Europa dei valori, degli affetti, delle grandi e infinite idealità nonché dei grandi sentimenti. La comunione spirituale dei popoli europei è il più grande antidoto agli individualismi che creano la tendenza diffusa oggi in Occidente, a concepirsi e a vivere in solitudine. Si fraintende il concetto di libertà, interpretandolo quasi fosse il dovere di essere soli, sciolti da qualunque legame storico con la propria storia e quella degli altri.
Papa Francesco ha indicato gli strumenti da utilizzare
per essere ancori padri dell'Europa, la cultura dello Spirito, il dialogo,
l'inclusione, la solidarietà, lo sviluppo e la pace. Il servizio al bene comune
non è frutto di improvvisazione bensì "di studio, di preparazione e di esperienza".
L'Europa è stata e deve tornare ad
essere una comunità di sapienza e di elevazione spirituale, di inclusione e di
solidarietà. Tutti i candidati al Parlamento europeo devono essere consapevoli
di quanto perduto dall'Europa e di quanto è necessario recuperare perché
l'Europa ritorni ad essere se stessa. Occorre che ognuno sappia di entrare, se
eletto, in un cammino nobile, privilegiato, fatto di elevata spiritualità e di storia
dignitosa, valori che è chiamato ad alimentare e a trasmettere, rivitalizzati,
alle giovani generazioni. L'Europa deve rifuggire dal partecipare ad una
globalizzazione senz'anima, "sferica", attenta al profitto più che alle
persone. Il contributo dei Cristiani alla edificazione dell'Europa deve essere
fondato infine su una promessa di pace. Essere promotori di una cultura della
pace vuol dire distruggere le trincee, di qualsiasi natura siano, e perseguire
il sogno dei padri fondatori, dare corpo ad una pace autentica. A tutti i
neo-parlamentari diciamo, con Papa Francesco, sia alto e nobile il compito di
ridare un'anima all'Europa, quella propria dell'Europa, ed esserne parte viva.