La capacità di ricominciare

15.12.2021

di Egidio Cappello

Non possiamo sottrarci all'impegno di ricominciare. La pandemia ha creato una soluzione nella progressione storica dell'umanità e la creazione di un mondo nuovo si presenta carica di difficoltà e irta di dubbi. C'è una voragine tra la cultura precedente e le nuove istanze derivate dai lutti e dalle sofferenze della pandemia. Occorre riempire questa voragine non con la sabbia ma con la pietra per essere in grado di costruire percorsi stabili e assicurare alle nuove generazioni vita degna di essere vissuta. Le espressioni e le parole oggi hanno significati diversi, più pieni, più autentici, più vicini alla verità. Ogni lettura sembra assumere connotazioni etiche, religiose ed umane e rispondere di più ai bisogni di ciascuno. Anche le pagine che abbiamo letto durante l'Avvento hanno manifestato una forza spirituale addirittura sconvolgente. Il normale invito al cambiamento della nostra interiorità, si è trasformato, nello scenario di lutto dei nostri giorni, in una pressione drammatica e ha spinto tutti verso una condizione di paura seguita dal bisogno di cambiare, di essere nuovi. 

Mi sono posto il problema se alla ragione, nel proprio naturale quadro di continuità, di progressione e di cammino ad unum, è concessa la possibilità del cambiare e del ricominciare. Il problema è enorme, non riguarda solo il singolo uomo bensì tutte le istituzioni, la famiglia, la scuola, la parrocchia, le comunità, le nazioni, che sono già più che consapevoli di dover modificare il proprio modo di pensare per affrontare i segni dei tempi con gli strumenti più giusti e autentici. Ebbene io sostengo che la mente può riempire quella voragine, e rielaborare, convertire e cancellare quanto acquisito e inchiodato a significati considerati oggettivi ed inamovibili, e ritenuti oggi obsoleti. Questo è il cammino della ragione, un cammino verso la libertà, un cammino di liberazione da soggezioni resasi, nel tempo, normalità e regole. La conversione è il processo della mente umana verso la piena realizzazione di tute le proprie potenzialità. La mente ha le sue leggi che derivano dall'atto creativo di Dio e non da deliberati umani. La conversione è frutto di relazioni, è cammino del singolo all'interno delle proprie comunità, cammino di dialogo, di incontro, cammino di elaborazione dei valori della propria vita, cammino di riflessione, di selezione, di scelta, di nuove acquisizioni, di riprese e di ritorni, fino alla formazione di una nuova scala di valori, che darà senso e significato ad ogni azione. Una nuova scala di valori, non più ombrata da interessi parziali e da vedute singolari, ma illuminata dalla luce dello Spirito che apre alla unitarietà, alla universalità, all'accoglienza, all'ascolto, alla solidarietà e all'aiuto fraterno. 

La conversione comporta una poderosa opera di lettura del proprio vocabolario, sulla base della nuova scala di valori opportunamente organizzata, per recuperare il senso autentico delle categorie e dei termini in proprio possesso, ed acquisire la profonda conoscenza della parzialità dei propri pensieri e del conseguente bisogno di ampliamenti e di completezza. La conversione non è un atto isolato, da realizzarsi all'interno delle proprie mura domestiche, nella propria intimità: il cammino di conversione comporta l'uscita dalla propria storia e l'ascolto del mondo che ci circonda. E' importante la conoscenza dei grandi personaggi della storia coi quali parlare idealmente e pensare insieme, e dialogare cercando la soluzione alle problematiche della vita. La conversione comporta apertura culturale e accoglienza di tutto quanto può accrescere e migliorare i nostri punti di vista. Da questo lavoro dipende la capacità del ricominciare. Più drastica è la conversione, più profonda è la rivisitazione di quanto posseduto, e più efficace e costruttiva è la possibilità di ricominciare. E' necessario partire con i bagagli giusti, ed essere liberi per creare, per guardare in avanti, per progettare vie nuove.

Tra le risorse della ragione, lo ribadiamo, c'è l'arte del ricominciare. Ricominciare è un atto creativo fondato sulla conoscenza delle risorse, sugli obiettivi da realizzare, sui valori fondanti le scelte, sui metodi puntuali e coerenti da usare. Ricominciare non è la soluzione della continuità della mente umana, non è la fine di un processo e l'inizio di un nuovo processo: rimane indelebile il luogo ove dimorano i pensieri e i propositi di bene, ove sono i ricordi di intimità con Dio, ove sono i racconti di adesione e di ricerca della bellezza e della verità, ove sono le espressioni più tenere e consolatrici. La dimensione dell'eterno che vive nella interiorità della mente umana non va assolutamente toccato né modificata. La mente è come il contadino che spinge il suo aratro nella dura terra, ne scova le pietre che allontana e le radici secche che raccoglie per bruciarle, e rompe le zolle con le mani, affinché la terra sia aperta e accogliente dei nuovi semi e si prepari alla nascita del nuovo grano. Commuove l'immagine del contadino che, curvo e sudato, guarda innamorato la sua terra, arata fin nel profondo, e sussurra poche parole in cui sono compendiati cento volumi di teologia, di etica, di umanità, di calore umano. Ricominciare si può con la ragione integra, non limitata da alchimie ideologiche, libera da strettoie e da recinti precostituiti. Ogni atto della ragione libera tende ad idealità infinite e incontra la Trascendenza. Come scrive Giovanni Paolo II in ogni atto di una ragione libera c'è il sostegno della voce di Dio. Ricominciare fidando nei pensieri umani, nel vocabolario umano, negli affetti umani, senza il ricorso e la protezione di Dio, è un lavoro inutile e senza senso.   

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