L’eredità ideologica del G8 di Genova
di Gian Marco Di Cicco
A distanza di circa una settimana dal termine del G20 sull'ambiente e sulla transizione ecologica, tenutosi a Napoli, si torna a vivere, attraverso i social media e sui principali organi di stampa internazionali, la brutalità delle immagini del G8 di Genova del 2001.
Esistono eventi che segnano la storia e il futuro di una società. Giornate che, a distanza di vent'anni, vengono ricordate non solo per la crudezza dei filmati pervenutici ma anche per ciò che hanno rappresentato per una generazione, che vuole raggiungere gli stessi obiettivi di sostenibilità ambientale e di abbattimento delle disuguaglianze. I movimenti di resistenza e i comitati che, il 22 e il 23 luglio scorsi, si sono confrontati più o meno animatamente per le strade di Napoli hanno testimoniato come una generazione sta continuando a battersi per la tutela dei territori nei quali vivono e contro i soprusi delle più grandi potenze economiche, a svantaggio delle piccole realtà.
Genova 2001 non fu un'esperienza estemporanea ma il frutto dell'emersione di tradizioni, movimenti, lotte e resistenze che avevano iniziato da decenni ad infiltrare il terreno del pensiero unico neoliberale: una serie di componenti confluite e rimescolate nel "grande movimento" che, fin dal termine del millennio scorso, continuano ad essere protagoniste nello scenario sociologico contemporaneo. Per questo motivo, il G8 di Genova non è terminato con le giornate del luglio 2001: il suo bagaglio di eredità persiste ancora oggi e va compreso.
Negli ultimi anni, il testimone è stato raccolto sia in termini ideologici, condividendo le tematiche che hanno spinto migliaia e migliaia di attivisti a scendere in piazza vent'anni fa, mettendo a rischio la loro stessa incolumità fisica, sia dal punto di vista della giustizia sociale. I violenti scontri di Via Tolemaide, di Piazza Alimonda tra le forze dell'ordine e gli attivisti, le cariche spietate dei reparti antisommossa schierati per strada, "la macelleria messicana" negli spazi interni della scuola Diaz, le violenze e i soprusi della caserma di Bolzaneto non hanno solo rappresentato una delle pagine più buie e tristi della storia repubblicana del nostro Paese e un momento di grande confusione per le istituzioni repubblicane ma, soprattutto, un'occasione di confronto sul tema della sicurezza, dell'ordine pubblico, del diritto alla manifestazione di piazza e di espletamento dei veri valori della democrazia.
Le giornate di Genova hanno fatto emergere una sensibilità ambientale e contro le disuguaglianze sociali che sta avendo ripercussioni oggigiorno. Questa continuità ideologica possa essere costruttiva per le future generazioni e possa essere un modello per l'azione dei vertici politici. A distanza di vent'anni, evidentemente, le istituzioni non hanno colto questo respiro dinamico verso nuove forme di coinvolgimento economico dei Paesi meno sviluppati e verso nuove architetture per la transizione ecologica. Il G20 di Napoli su "Ambiente, Clima ed Energia", era stato annunciato dalla Presidenza di turno italiana con l'obiettivo ambizioso di ottenere la convergenza delle 20 più grandi economie del mondo sul tema della accelerazione della decarbonizzazione ma le aspettative sono state deluse. La motivazione principale è che l'interesse generale non riesce ad essere il perno della decisione politica e questo viene rovesciato dall'interesse specifico di pochi.
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