Inclusione è partecipazione: ciascuno con la propria identità
In questi giorni si è fatto un gran parlare di "comunicazione inclusiva". I fatti sono noti: la diffusione on line di un documento interno della Commissione europea, poi ritirato, contenente "Linee guida per la comunicazione inclusiva - #UnionOfEquality". Accanto a proposte condivisibili, il documento - da qui le critiche - conteneva alcune raccomandazioni (vedi il Natale e i nomi propri tipici di una religione) non propriamente inclusive. Anzi, tutt'altro... Per quanti si occupano di comunicazione, la domanda è semplice: che cos'è oggi inclusione? E ancora: come includere? La risposta è altrettanto ovvia: sicuramente non rinnegando se stessi, la propria identità, la propria cultura. E neppure disconoscendo le "diversità" che abitano in un'Europa che ha per motto "Unità nella diversità". L'inclusione nasce dalla memoria viva, che si rinnova continuamente nelle persone. È questa la bellezza e la ricchezza di incontri aperti alla conoscenza e non all'esclusione. Senza memoria, non c'è identità; senza identità, non c'è inclusione.
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