Il marciapiede

21.05.2021

L'altro giorno sono sceso dal bus ed ho imboccato quel pezzo di strada che debbo percorrere a piedi prima della corsa decisiva. Il traffico è oggi cresciuto e nelle vie principali, che sono come dei grandi fiumi, si riversano tutti i torrenti e i torrentelli delle valli convergenti. Ad evitare sorprese, bisogna camminare sul marciapiedi. Sono salito, dunque, sul marciapiedi di destra e procedevo sereno, sostenuto dal desiderio di raggiungere quanto prima la meta del mio breve tragitto. Ad un certo punto ho notato che mi venivano incontro quattro persone, le quali, per essere tante, occupavano l'intera ampiezza del marciapiede. Ho continuato a camminare, tuttavia disponendomi, man mano che arrivavo al cospetto dei miei dirimpettai, a farmi piccolo piccolo, anzi stretto stretto, benché per me sia più facile farmi piccolo che stretto, e questo per cercare di rendere a chi mi veniva contro più spazio possibile, ma anche nell'attesa che una delle giovani signore, o almeno quella che ritenevo la signorina, tra di loro, si disponesse, magari passando per un attimo in seconda fila, a cedere un minimo di spazio anche a me. Ma quando mai! Non mi fossi buttato giù dal marciapiedi, l'impatto sarebbe stato inevitabile e naturalmente per colpa mia! In extremis, per fortuna, ricordando i vecchi tempi dell'oratorio, mi sono prodotto in un elegante saltello che ha sanato la situazione, cosa che, a parte me, ha lasciato del tutto indifferenti le giovani signore e la giovanissima signorina, le quali, non hanno notato la mia storta, non si sono accorte di me ed hanno tranquillamente continuato a parlare di non so bene quale sgarbo ricevuto ... La mia conclusione è stata che a questo punto e in maniera profetica, occorrerebbe una legge che misurasse l'uso dei marciapiedi. Sarebbe, secondo me, un vero toccasana. La gente è distratta, non ci pensa, calcola tutto in funzione di sé ... Non è cattiva ... Corre ... Cammina qui, e col pensiero è là ... Arriva dove sta andando e si trova dove deve ritornare ... Parla con te che gli cammini accanto, e si fa sentire fin in fondo al corso, che non c'entra nulla. La gente è distratta, sì, e la distrazione crea disagio, scombina rapporti ... Per questo io credo che sia necessario organizzare il traffico anche sui marciapiedi. A riprova, faccio un esempio personale. Pioveva parecchio l'altro giorno. Sai quale fu la questione? Non certo i laghetti che si formano ad ogni conca e nei quali inzuppi nervosamente prima le scarpe e poi i piedi. Nemmeno le poche macchine che passavano e ti spruzzavano innocentemente in faccia fiotti d'acqua mista a gialla fanghiglia o ad oscura pozzolana. Nemmeno ancora il fatto che oggi, contrariamente a ieri, che, grazie a Dio, erano a misura familiare e forti da sopportare un diluvio, in coerenza con i tempi, gli ombrelli hanno un andamento estetico e fragile talmente pronunciato da coprire malapena la testa e da non sopportare altro che pochissimi fili di pioggia e qualche fremito di vento. Anelavo, dunque, casa e stavo per arrivarci quando mi si configura di fronte un signore con un ombrello quattro volte il mio, da chiedermi invidioso dove l'abbia trovato così grosso. Ora, quel signore non solo cammina in direzione opposta alla mia, ma è alto due volte me, e mi raggiunge nel momento stesso in cui al centro del marciapiedi sul quale cammino svetta l'imponente lampione della luce elettrica, che alza una lampadina ultimo ritrovato, che, però, vedi caso, proprio questa volta è pure spenta, forse fulminata. A sinistra, allora, il signorone dall'ombrello mastodontico, a destra io nell'esile spazio tra il lampione e quella pozzanghera, che, delle tre a portata di piedi, è la più minacciosa, perché raccoglie tutta l'acqua della grondaia. Chiudo per un attimo l'ombrello, quanto basta per non scoprimi completamente il capo, invoco non ricordo bene chi o che cosa e m'infilo tra l'asta del lampione e lo scroscio inesorabile dell'immensa grondaia. Quando ridistendo l'ombrello, è tardi ed è completamente zuppa anche la testa, perché lo scroscio d'acqua ha rasentato l'ombrello a filo e si è precipitato sulla testa, ha inzuppato il collo, è scesa giù lungo le spalle e si è dilatata in un terribile formicolio che ha interessato tutta la pelle disponibile e buona parte del cervello. A quel punto, non altrimenti di come fa tanta gente che è qui e si trova là, penso che proprio la sera prima un amico mi aveva chiesto in prestito, e io glielo avevo dato per cortesia, l'unico fon in casa disponibile ... Trattengo un commento feroce, perché sono ben educato, ma non oltre il portone di casa dove giungo in compagnia di un sole che sorride ostentando una faccia tosta come non avrei mai immaginato che potesse avere. Ma va al ..., penso senza dire, mai sia mi sentisse la portiera, la quale non tollera in alcun modo che entro i limiti di casa si nomini il diavolo. Ecco: a causa di queste piccole esperienze credo che i flussi umani andrebbero regolati anche relativamente ai marciapiedi. Bisognerebbe garantire un andare e un venire omogenei e legali, senza riguardo per altro che per la legge. Altrimenti, sai cosa succede ancora? Succede che coloro ai quali tu cedi per buona creanza il passo, a forza di vederselo ceduto, capiscono che la precedenza è un loro diritto. E se la prendono senza aspettare che tu lo ceda ...

"Prego", sussurri cortese!

"Fatti suoi!", risponde stranito l'interlocutore, evidentemente ostile alle cose della fede.

L'antica cortesia, così, si è fatta diritto; il diritto, pretesa, e la pretesa, sberleffo. Ecco: forse da che pare morto il buon senso, c'è bisogno davvero di nuove regole. Bisogna ristabilire il concetto d'un diritto che riguardi l'uomo, prima che le sue qualità e queste in funzione di quello ... Forse, è necessario riaffermare con forza che lo Stato è al servizio della persona, che le persone non sono mai folla, e che un uomo che muore, dovunque e comunque muoia, così come un uomo che sia umiliato, dovunque e comunque lo sia, è sempre una persona ... Occorre ristabilire l'assioma secondo il quale il diritto è deciso dal valore, non dalla forza, né dalle cose, né dalla bellezza ... Non basta il suo spessore a fare un marciapiede, il marciapiede lo fa la buona creanza. La buona creanza, però, dipende dagli uomini: dalla loro coscienza e dalla loro educazione ... Le cose sono le cose ... Il problema invece è chi le usa ... Per questo, nell'attesa che la coscienza e il buon senso tornino ad imporsi, anche per il passeggio, bisognerebbe promuovere un Codice Utenti Marciapiede, il CUM. Una sigla che, nell'epoca delle sigle, avrebbe compito e fascino anche formalmente perché richiamerebbe un termine latino dalla valenza indubbia visto che dichiara il complemento di (buona?) compagnia ... 

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