Il Consultorio familiare "Il Girasole" ha celebrato la donna con gli Studenti del "Giordano"

14.03.2025

Angela Scungio, Direttore Consultorio

All'inizio del terzo millennio, la rivoluzione delle donne ha fatto conquistare loro nuovi spazi, ma bisogna avere il coraggio di considerarne i limiti: fino a che punto le donne hanno conquistato indipendenza e libertà? Organismi internazionali come ONU e Amnesty Interntional tuttora segnalano le violazioni dei diritti per disuguaglianza politica, le brutalità delle guerre che feriscono le donne con stupri o con la morte dei loro figli o con entrambe le cose; bambine violate con le mutilazioni genitali; donne costrette a vivere nell'ombra, nascondendo il proprio corpo e impossibilitate a sviluppare la loro intelligenza senza poter accedere a normali corsi di studio. 

Non esistono solo queste forme di discriminazione. Nessun organismo internazionale scrive delle donne "formichine" che pur di non rinunciare al lavoro, vivono situazioni di sfruttamento, magari cercando di promuovere le loro figlie per quel giusto riconoscimento di affermazione nel mondo della cultura e del lavoro, considerato sempre di pertinenza maschile. Sarebbe tutto più complicato se non esistessero donne che, lontano dai riflettori, in maniera geniale, contribuiscono a risolvere situazioni complicate della vita e spingerla più avanti. Forse i diritti da reclamare sono diversi da quelli degli uomini. Al centro della questione c'è il fatto che uomini e donne sono diversi e tale diversità va interpretata come ricchezza, non in senso riduttivo. La vera emancipazione non è l'uguaglianza con l'uomo in tutto e per tutto ma consiste nel fatto che la donna deve guardare dentro di sé e accorgersi di quanti doni e capacità sono in lei presenti e che deve sviluppare al meglio. Emancipazione è anche consapevolezza di possedere una interiorità resistente, una intuizione e sensibilità che va oltre il puro fare. 

Bisogna partire dal presupposto che la vera questione femminile riguarda tutti e che tutti devono adoperarsi per costruire una cultura di alleanza e non di opposizione tra maschio e femmina. E' questa capacità che la donna deve sviluppare quando è vittima di violenza e sappiamo bene che la violenza non è solo fisica ma anche psicologica. Molto spesso essa si consuma tra le mura domestiche e la donna vive questo dramma in solitudine, aggravante questa che rende molto difficile il dichiarare e denunciare la violenza. Ciò rende il fenomeno di difficile misurazione perché in larga parte sommerso e ciò che noi vediamo è solo la punta dell'iceberg. Quante decine di anni ci vorranno per abbattere questa ingiustizia? Di sicuro è necessario un cambio culturale radicale ed in questo il ruolo fondamentale è delle giovani generazioni. La famiglia e le agenzie educative hanno la responsabilità di far crescere i giovani con il senso di giustizia e di responsabilità. La scuola è un luogo di cultura, di istruzione e di educazione al rispetto della persona dove gli studenti hanno la possibilità di apprendere la responsabilità sociale e di come possono attivarsi per un loro contributo positivo alla società. Per alcuni di loro, dove non esiste il supporto di una famiglia forte, la scuola diventa l'unica palestra dove allenarsi ad essere dei buoni cittadini, quindi potenziare e migliorare la scuola significa migliorare il futuro di tutti. La questione educativa è il vero caposaldo per un futuro migliore. 

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