Genitori analfabeti digitali: «Abbiamo le stesse paure dei nostri figli»

07.10.2024

Una ricerca svela le insicurezze di mamme e papà di fronte alle insidie del web. Il 65% dice di non sentirsi tranquillo ma solo il 9% impedisce l'uso della rete ai propri ragazzi tra i 6 e i 9 anni 

Un mondo pieno di insidie, nel quale sia adulti che ragazzi si sentono insicuri e poco attrezzati per affrontarne i rischi. È il ritratto del Web che esce dalla ricerca "Riprendiamoci l'Internet", presentata nei giorni scorsi da Hearts & Science all'interno del progetto Villa Futura, occasione annuale per riflettere sull'utilizzo della rete e dei servizi online, offrendo prospettive inedite su temi emergenti. Nel caso della percezione del Web i dati mettono in evidenza una crescente preoccupazione, rilevata con interviste a un migliaio di genitori con figli di età compresa tra i 7 e i 17 anni.

Uno degli aspetti interessanti della ricerca è l'aver messo in relazione la valutazione del proprio utilizzo della rete da parte degli adulti e le idee riguardo alla navigazione online dei figli. Ne emerge la presenza di problemi molto simili, a riprova del fatto che la sfida digitale mette adulti e ragazzi di fronte alla stessa esigenza: imparare a navigare in modo consapevole. Il 65% dei genitori interpellati non si sente tranquillo online, anche se i più esperti dichiarano una maggiore padronanza e sicurezza. Proiettata sui figli questa preoccupazione arriva all'82%. I principali timori dei genitori si concentrano sul rischio di dipendenza da smartphone (il 60%), l'esposizione a contenuti inappropriati (54%), il contatto con fake news e in generale la difficoltà a distinguere realtà e finzione online (52%) e la partecipazione a challenge pericolose (51%).

Con percentuali analoghe figurano anche il bullismo, i rischi di adescamento online, il confronto costante con le immagini perfette delle vite altrui e l'impatto sulla salute mentale, in particolare l'aumento di ansia e depressione. La diagnosi è dunque piuttosto chiara, ma non c'è altrettanta chiarezza sulle possibili strategie per cambiare la situazione. Sono infatti una minoranza i genitori che intervengono, cercando di promuovere un uso più sicuro e consapevole della rete da parte dei propri figli. Soltanto il 27% dichiara di educare alla protezione delle informazioni personali, una percentuale analoga controlla app e giochi usati dai figli, il 20% stabilisce regole per l'uso della rete, il 24% insegna a riconoscere e affrontare situazioni di rischio online e il 20% incoraggia a segnalare problemi e situazioni sospette in rete.

Il tipo di azione varia naturalmente in base all'età dei figli: nelle fasce basse sono più presenti controlli e regole – anche se soltanto il 9% impedisce del tutto l'uso della rete tra i 6 e i 9 anni -, ma nel complesso l'intervento educativo quando si tratta della navigazione online è molto basso. Il motivo più ricorrente è un generale senso di inadeguatezza: un genitore su 5 ritiene di non avere le competenze necessarie per affrontare il tema. La sensazione è che di fronte alla pervasività della tecnologia digitale si finisca spesso per rinunciare a esercitare un vero ruolo educativo, cedendo alle pressioni dell'ambiente esterno e del mercato.

Un'adeguata formazione potrebbe essere la risposta al disagio che emerge dai dati: è questa, infatti, la richiesta che arriva dal 90% dei genitori interpellati, che reclamano anche (il 47%) un ruolo più attivo delle scuole nell'insegnamento della consapevolezza digitale. Da qui nasce la proposta di Hearts & Science, in collaborazione con Università Bicocca e Patti Digitali (www.pattidigitali.it) di organizzare un'iniziativa formativa per genitori da lanciare entro maggio del prossimo anno. Tappa intermedia in questo percorso sarà la presentazione, a dicembre, di un manifesto programmatico condiviso con altri operatori del settore.

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