Fuori le virtù, tutte!

29.06.2021

di Egidio Cappello

Viviamo un periodo di profonde riflessioni, di interpretazioni e di giudizi, tale è il coinvolgimento di ciascuno alle dinamiche storiche. Mai, in passato, la mente umana ha percepito come oggi, un elevato bisogno di autonomia, per riflettere, per discernere, per rivalutare, per progettare nuovi itinerari di vita e per rimuovere convinzioni e parole vuote, frutto dei fumi del tempo. La mente sembra avvertire una particolare sollecitazione a dare il massimo di se stessa, ad utilizzare tutte le proprie risorse, le proprie virtù, sciogliendo ogni legame con pregiudizi e congetture formulate in passato per motivi ideologici, irrazionali e dequalificanti. 

Fuori le virtù! "Fatti non fosti a viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza" dice l'Ulisse omerico ai propri compagni per spronarli all'uso dell'intero potenziale della ragione umana. Fuori le virtù, tutte! E' un compito non facile in quanto un gran numero di persone oggi non sa e non conosce le virtù di cui è depositaria la propria mente e le riduce ad attività di osservazione, di percezione, di classificazione, attività legate ai sensi e limitate dall'hic et nunc dello spazio e del tempo. Spesso sfugge il significato stesso del termine virtù. Le virtù sono facoltà operative della mente umana

La mente lavora sui dati sensibili, come ha scritto Kant, ma possiede la facoltà di uscire fuori dal recinto delle proprie nozioni. Succede quando cerca di formulare sintesi o si avvia in analisi di ampio respiro critico: la mente ha gli strumenti per volare oltre la dimensione della materialità e della fisicità. Andando oltre le proprie limitazioni essa si invola in un mondo di grandi idealità, un mondo metafisico che sa di eterno e di immortale. Le virtù sono doti della mente umana ma non derivano dalla mente umana e non ne subiscono le limitazioni. Sono di tre tipi, perché, nel proprio cammino verso il bene, tre direzioni sono possibili alla mente umana: verso l'unificazione del mondo circostante, verso l'unificazione del mondo interiore, verso l'unificazione dell'intero creato. Quelle del primo tipo hanno la funzione di coordinare le esperienze sensibili. Sono le virtù che danno ordine al mondo attivo e intellettivo dell'uomo e ne qualificano gli interventi nella storia, dando la misura della partecipazione individuale agli avvenimenti del tempo. Si tratta di funzioni notevoli: la lettura, la ricerca, la scrittura, la composizione, la capacità di modificare la natura, la relazione con gli altri, il dialogo, la solidarietà, l'economia, la giustizia e la pace.

Le virtù di secondo tipo si riferiscono al mondo interiore e riguardano le attività relative all'uso dei possessi consolidati della ragione. Tra queste ci sono la predizione, la memoria, la progettazione, il monitoraggio dei percorsi conoscitivi, la valutazione e l'autovalutazione, l'assunzione di decisioni, l'apprendere ad apprendere, la creatività. Sono virtù che permettono alla mente umana di visionarsi, di riconsiderarsi, di rileggersi nel tempo, in modo particolare dopo esperienze sconvolgenti della vita. Ogni attività mentale utilizza queste virtù in quanto i nuovi possessi conoscitivi, le nuove esperienze interiori, introducono un ritorno della mente a se stessa, alla propria storia e muovono trasformazioni di significati e nuove composizioni.

Le virtù del terzo tipo hanno una particolarità rispetto alle altre, in quanto possono avere due diversi riferimenti. Possono derivare dalla ragione ed esprimere attività razionali ma possono anche avere, visto il loro connaturale riferimento a Dio, origine metafisica e trascendente. Queste virtù sono la fede, la speranza e la carità che la dottrina cristiana definisce teologali. Le virtù teologali sono strumenti che aprono la mente umana alla trascendenza, all'immortalità, alla eternità e sono il fondamento dell'intera attività cognitiva della mente umana. Io credo che ogni discorso e ogni atto della persona abbiano contenuti e riferimenti alla trascendenza, abbiano cioè rapporti con Dio. Giovanni Paolo II, argomenta, nel saggio intitolato "Persona e atto", come l'atto della mente sia costitutivo dell'apertura della stessa alla trascendenza. Le virtù teologali non costituiscono un compartimento stagno all'interno di un mondo lontano ed estraneo, bensì sono la possibilità della mente di leggere, con l'ottica della universalità, dell'eternità e della metafisicità, ogni problema e ogni evento della storia umana. Le virtù teologali danno all'uomo la certezza della propria discendenza da Dio e della propria destinazione nei quadri del progetto di Dio.

Occorre fare una precisazione: le identità e le diversità delle virtù non creano separazioni nel mondo intellettivo dell'uomo. Tute le virtù infatti si relazionano e contribuiscono alla creazione del percorso intellettivo e spirituale unitario del soggetto. Tutte le virtù della mente umana sono suscettibili di crescita, anche quelle teologali che, secondo la dottrina, derivano da Dio e sono un dono di Dio. La mente ha un percorso unitario progressivo nella dimensione delle conoscenze e delle azioni e le virtù che identificano e qualificano tale crescita, sono, a loro volta, coinvolte nella dinamicità generale. L'idea della progressione non deve far pensare ad un cammino verso la complessità e magari verso la confusione: la progressione della mente va verso la semplicità perché va verso Dio che ha scritto tutte le cose con il criterio della semplicità. (Sostengo a questo riguardo che quando possediamo un sapere non chiaro, è sicuro che lo stesso non ci viene da Dio).

La semplicità è ciò che si percepisce della verità e chi accoglie la semplicità come legge della propria vita, è e sa di essere nella verità. Le virtù della mente umana sono finalizzate alla realizzazione piena ed integrale della mente stessa che si ha quando le tre direzioni, che le sono peculiari, sono percorse interamente e integralmente. Tutti i responsabili dell'educazione delle giovani generazioni, se vogliono che le capacità razionali degli educandi siano integralmente e pienamente alimentate, se vogliono che le stesse facciano il loro naturale cammino dalla complessità alla semplicità, devono promuovere, da subito, tutto quanto è idoneo all'attuazione delle potenzialità e delle risorse che sono proprie di ogni uomo, senza turbarne il naturale percorso. Alla fine del percorso della mente umana, io credo che ci sia il gioioso compiacimento verso le cose semplici. Tra queste, e solo tra queste, ogni uomo può cogliere pienamente il volto di Dio. 

Fuori le virtù! L'invito è rivolto a tutti perché tutti sono depositari di un prezioso scrigno che viene loro dall'essere immagini di Dio. 

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