Ex terroristi arrestati a Parigi. Per le stragi di Stato si chiede una “Giustizia di Stato”

30.04.2021

di Gian Marco Di Cicco

Gli "Anni di piombo" hanno rappresentato per il nostro Paese una delle pagine più tristi e misteriose della storia. Dal 1968 al 1980, in Italia, si è sviluppata una spirale di violenza mai vista in nessun altro Stato al mondo e in nessun altro contesto storico che i documenti possano testimoniare. Poco più di un decennio, contraddistinto dallo spontaneismo armato, dal terrorismo di natura politica ed estremista, dalle stragi nelle stazioni, dalle bombe sui convogli ferroviari e dagli omicidi dei più influenti uomini politici e dei più eminenti esponenti forze dell'ordine. Decine di morti e centinaia di feriti: concittadini più o meno giovani; civili e militari innocenti, vittime solo di una logica criminale, mascherata dall'appartenenza politica. Molti sopravvissuti e i parenti di alcune vittime ancora chiedono chiarezza e trasparenza alla giustizia italiana, rispetto agli episodi degli "Anni di piombo", che hanno macchiato la dignità di uno Stato di diritto e hanno minacciato le libere istituzioni della nostra Italia. 

Ancora troppi depistaggi, insidie, misteri e nefandezze distolgono i colpevoli di alcuni atti terroristici dalle proprie responsabilità penali e sociali e sarebbe opportuno che anche i servizi di sicurezza esteri e del nostro Paese chiarissero i propri ruoli a difesa della libertà di ciascuno, si spera. Pochi anni dopo l'escalation di attacchi terroristici, alcuni criminali decisero di scappare all'estero, sfuggendo alla giustizia italiana. Molti latitanti di ispirazione socialista si ritirarono in Francia, "accolti" dalla più alta carica dello Stato: l'allora Presidente della Repubblica François Mitterrand. Egli, affermando la sua dottrina, non concesse l'estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiani, ricercati per «atti di natura violenta ma d'ispirazione politica», contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese, qualora i loro autori avessero rinunciato ad ogni forma di violenza politica, concedendo, di fatto, un diritto d'asilo a ricercati stranieri che, in quel periodo, si rifugiarono in Francia. La vera svolta si è avuta lo scorso 29 aprile. Sette ex terroristi sono stati arrestati a Parigi su richiesta dell'Italia, mentre altri tre si erano dati alla fuga. I dieci sono accusati di atti di terrorismo risalenti agli anni '70 e '80. Sono in attesa di essere presentati al giudice per la comunicazione della richiesta di estradizione da parte dell'Italia. Dalle fonti investigative francesi, si comprende che gli arrestati sono: Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti (di origini molisane), Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, tutti delle Brigate Rosse; Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e Narciso Manenti dei Nuclei Armati contro il Potere territoriale. Luigi Bergamin e Raffele Ventura si sono costituiti alle autorità poche ore dopo i blitz delle forze dell'ordine francesi. Maurizio Di Marzio è ancora in fuga. Saranno necessari mesi, forse anni, prima che possano scontare le rispettive condanne in un carcere italiano. La ferita degli "Anni di piombo" è ancora aperta per il nostro Paese ed è importante che anche il governo francese abbia superato la "dottrina Mitterand", affinché gli ex terroristi potranno essere assicurati alla giustizia italiana, prima che i capi d'accusa cadano in prescrizione. Molti storici hanno parlato di "Terrorismo di Stato" e, a seguito dell'intervento di polizia citato, sarebbe importante che l'Italia affermasse definitivamente i valori di uno Stato di diritto, volti a rendere giustizia ai cittadini che hanno avuto un sopruso grande quanto la perdita di un proprio caro, vittima di una viziata logica del terrore e legittimata dallo Stato francese, il quale si pone come il baluardo del sistema giuridico contemporaneo europeo ma che, di fatto, ha concesso l'asilo politico a dei criminali. Al di là dei termini penali, sia garantita la Giustizia, per cercare di dare un senso al progresso democratico del nostro Paese. 

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