Diario 1938 di Elsa Morante

12.06.2021

di Francesca Iervolino

«Sonno interrotto e sogni confusi. Ricordo solo di aver sentito da casa squilli di campanelli lontani che mi chiamavano, e di aver percorso le scale drappeggiata in un lenzuolo e in una coperta, e così procedendo di aver incontrato un uomo piuttosto basso e pallido vestito di grigio. Sonno interrotto da telefonate di A., notte tutta piena di dolcissimi turbamenti lascivi per i fatti di ieri. Anche all'alba, fra veglia e sonno, mi pareva di udire dei campanelli. Mi atterrisce il domani incerto. Ora anche coi sensi amo terribilmente A. I miei sensi non sono mai stati così, sempre all'erta, sempre morbidi».

"Diario 1938" è un documento prezioso, un viaggio nei sogni di Elsa Morante e uno spiraglio preferenziale nella vita della più grande tra le scrittrici italiane del '900. Redatto su un ordinario quaderno di scuola a quadretti dalla copertina nera, Diario 1938 è uno testo vibrante, ancestrale, carnale, viatico delle più intime confessioni della Morante (riprodotte con rigorosa fedeltà rispetto all'originale). Il titolo tiene presente la scansione cronologica del quaderno, redatto tra il 19 gennaio e il 30 luglio 1938, benché la stesura originaria prevedesse come titolo "Lettere ad Antonio".

Ed A. è il filo conduttore delle riflessioni di Elsa Morante: alcuni critici rintracciano nella figura di A. un alter ego della scrittrice, altri ritengono che Antonio potrebbe essere ragionevolmente ricondotto alla figura-chiave di Alberto Moravia, la presenza maschile più ricorrente nel tormentoso Diario. Di una cosa si è certi: i riferimenti cronologici del testo coincidono con uno dei momenti più tormentati e laceranti della relazione della Morante con Moravia, un momento di intenso travaglio psicologico, intimo e personale. Pervade il testo una "sensualità disperata" (come la definisce Alba Andreini, curatrice dell'opera); fantasie accese e scabrose si fondono ad una tenerezza quasi infantile, al desiderio costante del "lieto fine". Tutto, negli scritti presenti in questo diario anomalo, indica nella Morante estrema lucidità di pensiero e intelligenza nel percorrere le tortuose vie della propria passione e identità sessuale. Una passione, la sua, tormentata e a tratti dolorosa, come leggiamo in queste righe:

"Oramai, se dura così, sarò preda ogni notte di questi sogni? Ieri sera prima di dormire piangevo di rabbia, perché io avevo voglia di amare e invece A. era venuto a farmi visita con V. Continui eccitamento non soddisfatto, del resto egli in mia presenza (....) - e non mi fa godere- Il mio desiderio e bisogno, e più di tutto, la lunga voglia di (....) per ora soddisfatto solo nel sogno. Ma io devo liberarmi di queste voglie e sogni. Voglio altri sogni, un'altra vita. I miei sogni continuano a rivelarmi le sudicie correnti della mia vita, i bassi padroni che la tengono preda".

Fantasmagoria di sogni confusi, spezzati: alcuni laceranti, altri soffocanti, altri ancora portatori di profonda umiliazione, eco lontana di giorni di miseria.

"Alcune cose che Freud troverebbe certo simboli sessuali. Ma soprattutto umiliazione, colpe vaghe, pudore ferito. Che cosa dunque?"

I sogni di Elsa Morante sono in divenire, non sono mai statici, muti: l'inconscio ballerino di Elsa la porta in piazze, cattedrali, treni, pianure ampie, spazi aperti e chiusi, case sconosciute, case amate - "In una sola notte ho viaggiato per molti luoghi, ho cambiato case e paesi, ho vissuto miracoli e guerre". Nelle reminiscenze della scrittrice alberga un microcosmo onirico ricco di simbolismo, in cui desideri e paure si mescolano vorticosamente lasciando il lettore spiazzato, confuso, turbato. Struggente di desiderio e amore per A., Elsa si libra nei sogni, nei quali non ha alcun potere di censura: l'erotismo disperato e il suo amore per l'uomo amato (e odiato) si manifestano capricciosamente lasciandola, al mattino, confusa e straniata.

Diario 1938 offre al lettore, dunque, uno sguardo del tutto inedito sulla scrittrice romana, una piccola fessura che ci consente di vedere una Elsa Morante del tutto inedita, più intima e fragile. 

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