Cimitero Mediterraneo: l’Europa dei Palazzi, tace.

30.04.2021

di Deborah Ciccone

L'ennesimo naufragio a nord est di Tripoli, in Libia, è costato la vita a 130 persone. La sera del 20 aprile sono partite da Al-Khums 2 imbarcazioni. Una, a causa di un problema tecnico, si è bloccata. Così, anche la corsa di circa 100 persone, verso quel futuro che immaginavano migliore, si è arrestata dopo poche miglia.

Intercettati dalle autorità, i migranti, sono stati riportati in Libia, nei campi di detenzione. Ad attenderli, le torture che pensavano di non rivivere. Facevano parte delle 100 persone, una donna ed un bambino che hanno perso la vita. 

La mattina dei 21 aprile Alarm Phone aveva lanciato il primo SOS per l'altra imbarcazione.

Da quel momento sarebbe partito un rimpallo di responsabilità durato ore come accusano le ong, prime ad intervenire: «Non siamo arrivati in tempo, abbiamo navigato in un mare di cadaveri» ha raccontato Alessandro Porro, il presidente di Sos Mediterranée, a bordo della Ocean Viking, la nave che insieme a tre mercantili, ha disperatamente provato a soccorrere i migranti.

Non ha fatto lo stesso la Guardia costiera libica, sebbene allertata in tempo da Alarm Phone.

Non hanno fatto lo stesso anche le autorità europee, italiane comprese, rimandando a Tripoli il compito di intervenire. La Libia, con la quale, lo scorso 6 aprile, il Premier Draghi, si era complimentato, nonostante i campi di detenzione e la violazione di diritti umani, per la gestione dei migranti, si è rifiutata di intervenire.

Un rimpallo di responsabilità fatale, che è costato la vita a 130 persone.

Dalle autorità italiane, maltesi e libiche - denuncia Sos Mediterranée - non è arrivato alcun supporto, fosse cascato un aereo di linea ci sarebbero state le marine di mezza Europa ma erano solo migranti, concime del cimitero Mediterraneo"

Le accuse all'Europa arrivano anche dall'Onu: «Gli Stati sono rimasti inerti e si sono rifiutati di agire per salvare le vite di oltre cento persone» ha denunciato su Twitter, Safa Msehli, la portavoce dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni «Loro hanno implorato e lanciato chiamate di emergenza per due giorni, prima di affondare nel cimitero blu del Mediterraneo. È questa l'eredità dell'Europa?», ha chiesto la portavoce.

Dal 2014, più di 20 mila uomini, donne e bambini sono morti nel Mediterraneo centrale.

Condannati dall'indifferenza di quanti, per dirla con papa Francesco, "possono aiutare, ma preferiscono guardare da un'altra parte".

È necessario costruire corridoi umanitari, creare canali d'arrivo sicuri, un coordinamento centralizzato e tempestivo di ricerca e soccorso. I minuti di silenzio, a seguito delle stragi non bastano, trattare il tema dell'immigrazione come emergenziale, ha fatto del Mediterraneo un cimitero blu, e, nei casi migliori, quando non toglie la vita, toglie dignità a persone che per averne affrontano viaggi a prova di morte.

Altre 130 vite inghiottite da un Mediterraneo in tempesta, altri 130 sogni spazzati via da onde alte 7 metri, mentre, l'Europa dei Palazzi, tace.

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