Capitolo primo: “Alla luce della Parola”
di Egidio Cappello
"La gioia dell'amore che si vive nelle famiglie, è giubilo per la Chiesa". Sono le prime parole dell'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia. L'espressione può essere ben indicata come il logo dell'intero documento. In essa è chiaro un modo nuovo di leggere il mondo familiare e il mondo della Chiesa. E' la prima volta che un Papa dichiara l'amore familiare come motivo di esultanza per la Chiesa.
Papa Francesco coglie molte analogie tra la famiglia e la Chiesa, tra l'amore coniugale e quello che unisce il popolo di Dio. E' l'amore familiare, spiega il Papa, a dare corpo all'amore di Dio, è l'amore familiare a identificare la relazione dei membri del popolo di Dio. L'amore che si vive in famiglia è giubilo per la Chiesa, in quanto esso è tutto l'amore possibile, quello paterno, quello materno, quello filiale e quello fraterno. Dio-amore nella famiglia si fa storia, si fa spazio e tempo, e si realizza nei ruoli del padre, della madre, del figlio e del fratello.
Papa Francesco riporta l'espressione della Familiaris consortio di Giovanni Paolo II: "la famiglia è via della Chiesa". Il che significa che sul cammino della famiglia va costruito il cammino della Chiesa. Quando la Chiesa deve indicare la qualità dell'amore di Dio, senza perdersi in vuote argomentazioni, deve puntare il dito all'amore familiare, ossia all'amore paterno e materno, filiale e fraterno. L'amore di Dio diventa così a tutti comprensibile, in quanto ogni uomo deriva dalla famiglia, ogni uomo ha avuto una mamma e un papà.
La dottrina si arricchisce di questa verità straordinaria: la famiglia è, nei suoi tratti essenziali, la guida del cammino della Chiesa. La famiglia è il luogo dell'amore, è il luogo di Dio. Ma il grande merito di Papa Francesco è di aver nobilitato ogni famiglia, grande e piccola, dai grandi e dai piccoli ideali, dalle pesanti sofferenze e dalle grandi gioie. Nessuna famiglia è esclusa dagli interessi missionari della Chiesa. A tutte va annunciato, in modo particolare a chi in itinere lo dimentica, che la famiglia detiene un potenziale di amore che non va mai perduto.
Papa Francesco fa una lettura molto puntuale della Parola alla ricerca delle indicazioni bibliche relative alla dignità della famiglia ed in particolare al rapporto divino che c'è tra la famiglia e la Chiesa di Dio. Importante è il riferimento ai primi due capitoli della Genesi in cui la coppia appare come immagine di Dio, viva ed efficace, segno visibile dell'atto creatore. Al paragrafo 11 si legge: " La coppia che ama e genera la vita è la vera "scultura" vivente, capace di manifestare il Dio creatore e salvatore. Perciò l'amore fecondo viene ad essere il simbolo delle realtà intime di Dio". Ancora :" La relazione feconda della coppia diventa un'immagine per scoprire e descrivere il mistero di Dio, fondamentale nella visione cristiana della Trinità che contempla in Dio il Padre, il Figlio e lo Spirito d'amore.
Il Dio Trinità è comunione d'amore, e la famiglia è il suo riflesso vivente. E poi ancora: "La famiglia non è estranea alla stessa essenza di Dio". Immergendosi nel rapporto che vive la coppia, il Papa riporta la professione d'amore della sposa del Cantico dei Cantici che sprigiona una indicibile tenerezza. Scrive al Paragrafo 12: "Il mio amato è mio e io sono sua...Io sono del mio amato e il mio amato è mio" . Il frutto dell'unione è "diventare un'unica carne" sia nell'abbraccio fisico, sia nell'unione dei due cuori e della vita e, forse, nel figlio che nascerà dai due, il quale porterà con sé, unendole geneticamente e spiritualmente, le due carni. I figli dell'unione coniugale, pietre vive della famiglia, sono virgulti d'ulivo ossia sono pieni di vitalità e di creatività. Nella Bibbia il Papa trova i richiami della sofferenza alla quale è chiamata la famiglia che in ogni modo trova in se stessa ogni virtù per superare i momenti di tristezza. Un accenno merita una dichiarazione introduttiva. Al paragrafo 3 il Papa sostiene che non tutte le problematiche dottrinali, morali o pastorali, debbano essere affrontate con soluzioni del magistero.
Nella unità dottrinaria della Chiesa possono essere accolte varie interpretazioni oltre alle conseguenze che da esse derivano. La dottrina è suscettibile di inculturazione, ossia di accoglienza delle tradizioni e delle realtà locali. Con spirito di concretezza e di realismo, Papa Francesco sottolinea che "Ogni principio generale ha bisogno di essere inculturato se vuole essere osservato e applicato". Così ipotizzare un modello di presunta perfezione di istituzioni sociali, etiche o politiche è un grave errore. Anche il matrimonio va liberato da ogni modello di perfezione. Ogni interpretazione periferica di aspetti della dottrina può essere accolta dalla Chiesa, nello spirito della unità della stessa.
E' chiaro l'intento di Papa Francesco di fornire giuste motivazioni alle comunità e ai gruppi dei fedeli di essere costruttori e interpreti della cristianità e non ascoltatori ed esecutori della volontà di qualche singolo. Il Papa auspica fedeli capaci di giusto discernimento e di adeguata razionalità.
Nel Paragrafo 49 del Cap. II, il Papa confermerà che nelle situazioni difficili che vivono le persone più bisognose, la Chiesa deve avere una cura speciale per comprendere, consolare, integrare evitando di imporre norme come se fossero pietre. Notevole la scoperta di un nuovo straordinario significato del concetto di unità, fatta da Papa Francesco. Quando la Chiesa si muove per opere missionarie, non è per creare unificazioni sulla base di norme generali, ma per leggere, capire e affrontare situazioni particolari. L'unità non è costringere a pensare tutti allo stesso modo: l'unità che si raggiunge con il silenzio è bugiarda e inumana. L'unità non azzera né mortifica le particolarità.L'unità lascia operoso il dialogo, lascia creativa la mente di tutti. L'unità senza diversità è accozzaglia, è fusione come Babele, senza mente e senza cuore, luogo in cui Dio direttamente interviene per suscitare diversità creative.
Importante è, lo ribadiamo, la dichiarazione che la logica della Chiesa è inclusiva. Questo vuol dire che il cammino della Chiesa è fatto sempre di inclusioni, di accoglienze, di perdoni. Non c'è nella dottrina un solo motivo per cui una persona debba e possa essere esclusa dalla storia di Dio, anche se peccatrice. Gesù lo ha vissuto e lo ha mostrato: ha accolto in Paradiso un peccatore pentito all'ultimo momento.
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