Beatriz Cardenas, i luoghi e il tempo
di Rocco Zani

Sembra inseguire il tempo; il senso - ovvero l'essenza - di questo. Per tracce più o meno luminose, per segnali accecanti, o per sentenze d'ascolto. Una pittura di reperti quella di Beatriz Cardenas nata tra il conforto della memoria e la consapevolezza del presente. In effetti a me pare che la sua pittura codifichi un "sentire in bilico" fatto di percezioni millenarie - come non ribadire, con le parole di Norberg-Schulz che "i significati radunati dal luogo costituiscono il suo Genius Loci" ? - e di sguardi che fanno ressa sul tempo corrente. Ecco, da questo osservatorio che potremmo definire "bipolare ", composto da una moltitudine di testimonianze remote e dalla conoscenza che si fa strada come avamposto del giorno vissuto, il "fare pittura" di Beatriz Cardenas è un esercizio di vita capace di raccogliere e accogliere una serie interminabile di frammenti, di minuscole pieghe, di fantasiose certezze. Il colore è una ipotesi narrativa, preservato e impilato quasi in sequenze geometriche che, per forma e tensione, non sono mai "spazi" rassicuranti o confortanti, piuttosto allarmati segnali. Rette che deviano per percettibili fratture, per soste del segno - al pari di un "paesaggio della mente" che porta con sé il naturale adempimento delle stagioni - in attesa di un nuovo attracco, o di un inedito indirizzo di rotta. "Mio padre, tipografo, aveva uno studio pieno di squadre, righe, inchiostro di china, planimetrie e colori. Mi innamorai dei suoi disegni. Quando lui scartava qualche planimetria io la riprendevo e la riempivo di colori. Ho prediletto fin dall'infanzia le linee alle nature morte". La dicono lunga le sue parole sulla sua "formazione", come a rintracciare il senso e la sostanza del suo essere oggi.
Perfino il
colore, sillabario dell'ascolto e del dire, pare modellarsi in questi "ritmi
essenziali", diremmo addirittura "prendere forma": per scie, per crepe, per
cambi di direzione. E' "colore della memoria". Quello dei cieli di cobalto
sulle alture della sua Saltillo - dove è nata - attraversati da luminarie
notturne o dalla danza ventosa di nuvole di biacca e di vermiglio. O del Pico
Pirineos di Monterrey - la sua città - che detta geometrie incerte o
inverosimili equilibri. Sulle alture della Sierra Madre le dalie baciano il
sole, e viceversa. E si fanno scie lucenti come quelle che Beatriz Cardenas
offre allo stupore dello sguardo. Lei che custodisce la sua storia - umana e
artistica - per farne vicenda comune, condividerla in altri luoghi, per altre
latitudini. Come oggi, dove ricostruisce la storia in un piccolo luogo
dell'Italia del Sud attraversato da fiumi
e da nuvole non meno impetuose. Perché la sua pittura sia sempre,
comunque, testimonianza, rifiato,
bagliore.
